Dimmi che mostro sei, ti dico quale film guardare. Sembra uno di quei titoli di test che giravano su Facebook nella preistoria, quando ancora esisteva MSN e passavamo i nostri pomeriggi a chattare, trillare e condividere stati assurdi e senza senso. Avete presente? “Scopri quale mostro sei”, o ancora, “scopri quale creatura mitologica sei”. Erano stupidi? Sì. Ci chiudevamo a farli tifando fino all’ultima domanda affinché uscisse proprio il risultato che desideravamo? Ovviamente. Ebbene, l’idea per questo articolo mi è venuta proprio in un lampo di nostalgia.
Quasi tutti noi troviamo affinità con un mostro, che sia per il sottotesto filosofico, antropologico o sociopolitico che si trascina dietro, o semplicemente per il fascino che esercita su di noi. Il tema del mostruoso ha radici antiche e molto più profonde di quanto si possa pensare, ma questa è un’altra storia. I film horror servono a intrattenere e svagare, tanto quanto, a volte, a farci riflettere sui confini della natura umana. Quanto può essere umano un mostro? Quanto può essere mostruoso un umano? E tu, in quale mostro ti rispecchi?
Indice
ToggleIl mostro ibrido
Vampiro: Dal tramonto all’alba
Inizio col consigliare un film che va controcorrente rispetto alla figura del vampiro che ormai abbiamo in testa, quella che discende dalla romanticizzazione di questo mostro tanto amato. In Dal tramonto all’alba di romantico non c’è nulla. Robert Rodriguez (Sin City, Grindhouse) dirige un film diviso in due atti: nel primo seguiamo i fratelli fuorilegge Gecko, interpretati da George Clooney e Quentin Tarantino, che devono trovare il modo di superare il confine degli Stati Uniti per trovare nuova vita in Messico.
Dopo qualche peripezia, nella seconda parte riescono nel loro obiettivo ma devono aspettare fino all’alba per incontrarsi con il loro contatto nel luogo da lui scelto: un locale notturno aperto dal tramonto all’alba, dove i due fratelli e i loro ostaggi si ritrovano a dover passare la notte. Dopo un inizio scottante con una Salma Hayek ipnotica che ruba l’anima, una piccola rissa da bar si trasforma in una lotta splatter tra sangue e paletti improvvisati.
Licantropo: Licantropia Evolution – Ginger Snaps
Per la regia di John Fawcett (co-creatore di Orphan Black), questo film del 2000 vede protagoniste le sorelle sedicenni Ginger (Katharine Isabelle) e Brigitte (Emily Perkins). Dai passatempi piuttosto macabri e il rapporto morboso, sono le classiche adolescenti emarginate e “strane”. Le cose cambiano quando vengono aggredite da un licantropo e una delle due viene morsa, iniziando una trasformazione in primis interna che porta in superficie i suoi istinti primordiali.
Il licantropo è un mostro sottovalutato, molto spesso protagonista di b-movie trash e splatter, tuttavia ha una simbologia intrinseca molto profonda che può far riflettere sulla bestia che tutti noi abbiamo dentro, sulla nostra “pelle” di uomo o donna dietro cui spesso nascondiamo istinti ed emozioni socialmente poco accettate ma che, se represse, possono farci trasformare in uno dei mostri più sanguinari e selvaggi di tutti.
Zombie: La ragazza che sapeva troppo
Adattamento dell’omonimo romanzo di Mike Carey con un cast che comprende Glenn Close (Le relazioni pericolose, Damages, La carica dei 101), Gemma Arterton (Quantum of Solace, Byzantium) e Paddy Considine (The Bourne Ultimatum, House of the Dragon); l’autore stesso si è occupato della sceneggiatura, scritta contemporaneamente al romanzo. In un mondo post-apocalittico nel quale l’umanità è stata infettata da un fungo e trasformata in zombie, psicologi e scienziati lavorano in una base militare per cercare una cura e lo fanno studiando un gruppo di bambini ibridi.
Un film sugli zombie che si discosta dai classici morti viventi di Romero. Quanto c’è di umano in questi bambini ibridi? Quanto c’è di famelico? Dove si pone il confine etico e morale nell’usare cavie “umane” per trovare una cura? Il titolo del film resta un’incognita che solo i più sensibili e attenti coglieranno alla fine, perché il punto non è tanto nel cosa sa, ma nel viaggio che compie la ragazza fino alla consapevolezza che il sapere può essere sfruttato a proprio vantaggio.
Bambola/Robot: M3gan
La piccola Cady (Violet McGraw, anche in Doctor Sleep e The Haunting of Hill House) rimane orfana dopo un incidente stradale e si trasferisce a casa della zia Gemma, che lavora nel reparto di robotica di un’azienda di giocattoli. Gemma, che non si sente pronta a diventare una figura materna e pensa di non essere in grado di aiutare la nipote a superare il trauma, fa ciò che le riesce meglio: crea una bambola ginoide nella quale installa un’intelligenza artificiale in grado di evolversi da sola.
Le migliori intenzioni portano a un’escalation di sangue che oscilla tra dubbi morali ed emotivi sulla figura genitoriale, rappresentata da Gemma che si ritrova improvvisamente tanto “madre” quanto “creatrice”, e su interrogativi etici sull’intelligenza artificiale, i suoi confini, i suoi sviluppi.
Il mostro soprannaturale
Strega: Gretel & Hansel
Rivisitazione della favola dei fratelli Grimm diretta da Oz Perkins (Sono la bella creatura che vive in questa casa, Longlegs). Sophia Lillis (It, I Am Not Okay with This, Dungeons & Dragons) interpreta Gretel, che si ritrova a dover badare al fratellino Hansel dopo che entrambi sono stati cacciati di casa. La storia la conosciamo tutti: persi nel bosco, si imbattono in una casa dalla quale fuoriesce un profumo di dolci e un’anziana signora li invita dentro. Ripagando la donna per l’ospitalità con qualche lavoretto casalingo, Gretel è al tempo stesso turbata da strani sogni che tormentano le sue notti e attratta dal sapere della donna, soprattutto quando questa inizia a condividerne un po’ con lei.
In un mondo “uomo” che assaggiamo all’inizio del film, Gretel intraprende un percorso personale di presa di coscienza e conoscenza attraverso quel “potere femminile” che si può ritrovare unicamente nella figura della strega, un percorso nel quale l’anziana signora rappresenta al tempo stesso mentore e antagonista.
Mummia: Belfagor – Il fantasma del Louvre
Film del 2001 con protagonista Sophie Marceau (Il tempo delle mele, Braveheart – Cuore impavido). Negli anni ‘3o viene rinvenuto in Egitto un sarcofago contenente una mummia e il tutto viene trasferito presso il Louvre, non senza misteriosi eventi che coinvolgono gli incaricati dello spostamento. Nel tempo nel presente, dopo aver ritrovato il sarcofago nei magazzini del museo, ricominciano a verificarsi strani fenomeni durante gli esami a cui viene sottoposta la mummia, che si scopre anche non essere stata trattata secondo le normali procedure di mummificazione…
Belfagor – Il fantasma del Louvre è uno di quei film che se sei amante di mummie e antico Egitto non puoi non aver visto almeno una volta nella vita. Il personaggio di Belfagor venne creato da Arthur Bernède nel 1925 per il suo omonimo romanzo e nel tempo ha ispirato anche una miniserie televisiva del 1965 e una serie animata degli anni 2000.
Clown: It
Sì, mi piace vincere facile, ma c’è veramente film migliore per questo mostro di It? Dopo la miniserie tv del 1990 con Tim Curry nei panni di Pennywise, nel 2017 il famoso romanzo di Stephen King viene adattato per il grande schermo da Andy Muschietti (La Madre), e nel 2019 esce la seconda parte dedicata ai protagonisti diventati ormai adulti. La storia è ambientata sul finire degli anni ’80, con protagonista un gruppo di ragazzini che si ritrova bersaglio delle attenzioni di Pennywise (qui interpretato da Bill Skarsgård), una creatura mangiatrice di carne umana che perseguita le proprie vittime facendo leva sulle loro paure più profonde.
Per i clown esiste una fobia vera e propria: la coulrofobia. Che sia a causa del trucco pesante che maschera il vero volto, per la mimica facciale marcata, o la sua natura storico-artistica legata anche al grottesco, molte persone mostrano angoscia, inquietudine e spavento alla solo vista di un clown. Quello che dovrebbe essere un simbolo di allegria, infanzia e innocenza presta facilmente il costume a storie che vogliono perturbare giocando con tematiche adulte e oscure nel mondo di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza.
Il mostro dell’ignoto
Demone: Smile
Tra maledizioni virali e pazzia si snoda la trama di Smile, film horror col più alto incasso del 2022 diretto da Parker Finn. Protagonista è una giovane psichiatra che “contrae” una maledizione entrando a contatto con una paziente a sua volta maledetta. Da quel momento inizia ad avere allucinazioni inquietanti che la seguono ovunque e modificano la sua percezione della realtà, mentre chiunque intorno a lei inizia a credere che stia impazzendo.
Cosa può esserci di più inquietante di un sorriso? Questa entità demoniaca gioca con la mente delle proprie vittime isolandole dal mondo e trascinandole in un inferno psicologico dal quale non sembra esserci salvezza, né per il maledetto, né per i malcapitati testimoni della tragica fine che aspetta ogni vittima.
Fantasma: L’evocazione – The Conjuring
Primo capitolo, diretto da James Wan, di una serie cinematografica ispirata ai casi sovrannaturali risolti dai coniugi demonologi Ed e Lorraine Warren, qui interpretati da Patrick Wilson (Il fantasma dell’opera, Insidious, Aquaman) e Vera Farmiga (The Departed, Il bambino con il pigiama a righe, Bates Motel, Hawkeye). Ci troviamo negli anni ’70 quando i coniugi demonologi vengono chiamati per aiutare la famiglia Perron, recentemente trasferitasi in un vecchio casolare che sembra essere infestato da forze malvagie.
I Warren sono stati due reali ricercatori del paranormale che hanno operato negli Stati Uniti e pare abbiano lavorato a oltre 10.000 casi nel corso della loro carriera. Tra tutti i film della serie cinematografica, sembra che L’evocazione sia quello più vicino a quanto affermano sia successo veramente…
Alieno: Signs
Sì, avrei potuto consigliarvi la saga cinematografica di Alien, ma personalmente trovo Signs ben più inquietante. Diretto da M. Night Shyamalan (Il sesto senso, The Village, Split), questo film con Mel Gibson (Braveheart – Cuore impavido, Arma Letale, Il patriota) e Joaquin Phoenix (Il gladiatore, Napoleon, Joker) riesce a trasmettere un’angoscia crescente durante tutta la durata della storia per connettere i piccoli indizi (o foreshadowing) disseminati qua e là. Il ritmo è lento, ma forse è proprio questa lentezza a instillare goccia dopo goccia la sensazione che ci sia veramente qualcosa lì fuori.
Ce lo siamo domandati tutti almeno una volta, anche chi non crede in ciò che non può vedere, perché sarebbe assurdo credere fermamente che siamo l’unica forma di vita in tutto l’universo. Ma, se veramente esistono forme di vita aliene, come sono? Dove sono? Sono umanoidi o qualcosa di completamente diverso da come possiamo concepire un extra-terrestre? E soprattutto, quanto potrebbero essere pericolosi se mai dovessimo entrarci in contatto?
Il mostro umano
Labirinti della mente: Il cigno nero
In questo film con Natalie Portman, il mostro è la ricerca della perfezione, i sacrifici di sangue e mente che conoscono solo artisti e sportivi professionisti, la perdita di controllo nell’ambizione estrema di voler diventare arte stessa e il terrore di essere rimpiazzati dopo aver votato la propria vita a nient’altro che quello. Un dramma dai risvolti psicologici inquietanti che segue una sorta di metamorfosi della ballerina Nina, scelta per interpretare la protagonista de Il lago dei cigni per la nuova stagione.
Ma Nina è tanto perfetta per la parte del Cigno Bianco quanto non abbastanza sicura e sciolta per quella del Cigno Nero, e quando in campo scende Lily (Mila Kunis, vista anche in American Psycho 2, Ted) la protagonista viene travolta da un vortice di allucinazioni che corrompono il suo candore e portano in superficie un’oscurità che, in realtà, è sempre stata dentro di lei.
Uomo invisibile: L’uomo invisibile
Un grande classico della letteratura della fantascienza e del perturbabile, L’uomo invisibile di H.G. Wells, è qui riadattato cinematograficamente in un contesto incredibilmente contemporaneo e spaventosamente verosimile. Ed è proprio questa verosimiglianza, con cose che purtroppo accadono più spesso di quanto si possa pensare, ad inquietare e far restare lo spettatore con la sensazione che ci sia qualcuno all’agguato, qualcuno di invisibile ma che è lì ad osservarti, a farti impazzire, a isolarti, indebolirti.
Protagonista è una giovane donna interpretata da Elizabeth Moss (The Handmaid’s Tale, Mad Men) che all’inizio del film riesce a scappare dal fidanzato violento, eppure il suo inconscio sa che non è veramente in salvo, sente ancora la sua presenza alle spalle, sa che vuole farle del male, e quando alcuni fatti strani iniziano ad accadere e lei prova a spiegare agli amici cosa crede stia succedendo, nessuno le crede.
Serial Killer: La vera storia di Jack lo Squartatore
Johnny Depp è il protagonista in questo adattamento della graphic novel From Hell di Alan Moore e Eddie Campbell. L’attore interpreta l’ispettore Frederick Abberline, la cui figura storica fu realmente centrale durante le indagini sugli omicidi di Jack lo Squartatore. Il film segue appunto l’investigatore muoversi nel quartiere malfamato di Whitechapel, teatro delle violenti morti, per cercare il responsabile in una macabra lotta contro il tempo.
Verso la fine del XIX secolo Londra fu scossa dal caso di “Jack lo Squartatore”, nome tratto dalla firma in calce su una lettera inviata alla Central News Agency di Londra da una persona mai identificata, che sosteneva di essere l’assassino. In criminologia, Jack lo Squartatore rappresenta l’inizio dell’omicidio seriale moderno perché a differenza degli altri assassini seriali precedenti nessun caso aveva mai avuto la risonanza mediatica ottenuta da questo.