Nel panorama mitologico e letterario dell’Asia orientale, pochi personaggi risultano tanto iconici e profondamente umani quanto Zhu Bajie, conosciuto anche con il nome buddista di Zhu Wuneng, ovvero “Maiale Consapevole dell’Energia”, o semplicemente Pigsy nelle trasposizioni inglesi. Questa grottesca ma irresistibile figura, metà uomo e metà maiale, accompagna il monaco Tang Sanzang (Tripitaka) nel suo pellegrinaggio verso l’India, insieme al celebre Re Scimmia, Sun Wukong, incarnando in modo vivido le debolezze terrene e le contraddizioni dell’animo umano.
Ben lontano dallo stereotipo dell’eroe virtuoso, Zhu Bajie rappresenta l’umanità nei suoi aspetti più viscerali: fame, lussuria, pigrizia e paura. Ed è proprio in questa imperfezione che risiede la forza narrativa e simbolica del suo ruolo ne Il Viaggio in Occidente (e anche in Black Myth: Wukong, ma quella è un’altra storia).
Oggi approfondiremo tutte le sfaccettature del Maiale Consapevole dell’Energia, e scopriremo come, tra vizi, comicità e redenzione, incarni l’anima imperfetta dell’uomo comune.
Indice
ToggleDalle stelle alle stalle: un eroe distrutto dal desiderio
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Zhu Bajie non nasce come mostro, né tantomeno come figura comica. Originariamente era il Maresciallo Tianpeng, un potente generale celeste, comandante della flotta della Via Lattea, al servizio dell’Imperatore di Giada. La sua rovina comincia con un gesto di sfrenata passione: durante un banchetto celeste, dopo essersi ubriacato, tenta di sedurre la dea Chang’e. Questo atto sacrilego gli costa la cacciata dal Cielo.
Punito per la sua condotta, viene reincarnato sulla Terra con sembianze ibride: viso di maiale e corpo umano. Esiliato tra i monti, vive come un demone, nutrendosi di uomini e terrorizzando i villaggi fino a quando la Bodhisattva Guanyin, incaricata di radunare i discepoli per proteggere il pellegrinaggio di un monaco, lo guida verso la redenzione.
Accetta di convertirsi assumendo il nome che richiama gli Otto Precetti buddhisti, simbolo di una condotta virtuosa che lui, però, continuerà a infrangere. Così diventa il secondo discepolo di Tang Sanzang, accettando – seppur controvoglia – il lungo viaggio verso l’illuminazione.
Un personaggio profondamente umano
Armato del suo rastrello a nove denti (Jiuchidingpa), Zhu Bajie è un combattente potente ma incostante. Le sue forze fisiche sono fuori discussione, ma a definirlo davvero sono i suoi vizi inestirpabili. Nel corso del viaggio, cede continuamente alle pulsioni che dovrebbe superare:
- alla gola: è perennemente affamato, disposto a compromettere la missione pur di ottenere cibo migliore;
- alla lussuria: è irresistibilmente attratto dalle donne, anche quando si rivelano demoni sotto mentite spoglie;
- alla pigrizia: si lamenta in continuazione, proponendo spesso di abbandonare la missione;
- alla codardia: di fronte al pericolo, è il primo a cercare una via di fuga.
Nonostante ciò, Zhu Bajie resta parte integrante del gruppo. È una figura profondamente leale, e, pur brontolando e sbagliando, non abbandona mai i suoi compagni.
Il contrappunto perfetto a Sun Wukong
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Zhu Bajie è spesso interpretato come la “spalla” di Sun Wukong, con il quale mantiene un rapporto di rivalità e complementarità. Se Wukong incarna la forza mentale, la strategia e la ribellione spirituale, Bajie rappresenta la carne, l’istinto, l’attrazione verso il mondo materiale; mentre il Re Scimmia è brillante, rapido e risoluto, Bajie è lento, reticente e goffo. Insieme, però, formano un equilibrio: mente e corpo, disciplina e desiderio, trascendenza e permanenza.
I loro battibecchi comici non sono solo divertimento. Sono il riflesso del conflitto interno tra aspirazione spirituale e condizionamenti terreni.
Comicità e catarsi: la prima spalla comica della letteratura cinese
Oltre alla dimensione simbolica, Zhu Bajie è uno dei primi esempi strutturati di “spalla comica” nella letteratura tradizionale cinese. La sua funzione narrativa non è marginale: attraverso i suoi errori, le sue battute e i suoi eccessi, il lettore può alleggerire la tensione del racconto e, allo stesso tempo, ritrovarsi in una figura meno idealizzata e più accessibile.
La comicità di Bajie non è mai fine a sé stessa. Ridere di lui significa anche riconoscere le proprie debolezze, e questo lo rende uno dei personaggi più memorabili dell’intero romanzo.
Dalla minaccia al buffone: paralleli tra Zhu Bajie e Oolong
Zhu Bajie ha ispirato un’altra iconica spalla comica: Oolong di Dragon Ball.
I due personaggi condividono diversi tratti comici e ambigui, ma uno dei parallelismi più evidenti è il loro esordio nelle rispettive storie: entrambi appaiono inizialmente come minacce, rapitori di ragazze e responsabili del terrore in un villaggio. Tuttavia, la loro natura si rivela ben presto più ridicola che malvagia.
Con il tempo, sia Zhu Bajie che Oolong si redimono e si uniscono al gruppo dei protagonisti, assumendo il ruolo di buffoni dal cuore buono, spesso mossi più dall’appetito e dal desiderio che dalla cattiveria. Nonostante il loro atteggiamento codardo o opportunista, riescono comunque a dare un contributo importante nei momenti di bisogno.
Il desiderio come ostacolo e via
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Zhu Bajie incarna il concetto filosofico del desiderio come impedimento al progresso spirituale. Nella visione buddhista i desideri sono catene che legano l’essere al ciclo delle rinascite. Nel suo caso però non sono completamente demonizzati. La sua presenza nel gruppo suggerisce che anche chi è immerso nei propri vizi può percorrere, passo dopo passo, la via della trasformazione.
In alcune letture allegoriche, Bajie rappresenta l’Ego non purificato, o l’elemento Legno nei Cinque Movimenti (Wu Xing), associato alla crescita, ma anche all’instabilità e al desiderio. Le sue cadute frequenti non lo rendono un fallito, ma un praticante imperfetto, simile a chiunque intraprenda un cammino spirituale nel mondo reale.
Un finale ironico e simbolico
Al termine del viaggio, mentre Wukong e Tang Sanzang raggiungono l’illuminazione e ottengono titoli divini elevati, Zhu Bajie riceve un premio apparentemente modesto: viene nominato “Pulitore dell’Altare”. Il suo compito sarà mangiare le offerte avanzate.
A prima vista può sembrare un’esilarante punizione, ma in realtà è un riconoscimento coerente: Bajie è riuscito a servire il bene, pur non avendo completamente superato i suoi impulsi. La sua natura imperfetta è stata accettata, e proprio per questo gli viene affidato un ruolo nel Cielo.
Zhu Bajie: l’illuminazione degli imperfetti
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Zhu Bajie ci lascia una lezione preziosa: non è necessario essere santi per camminare verso la verità. Il suo viaggio non è segnato da trionfi eroici o gesti epici, ma dalla resistenza quotidiana contro se stesso. È un personaggio che inciampa, si sporca, si contraddice, ma continua a camminare e questo basta per renderlo parte del divino.
In un’opera profondamente allegorica come Il Viaggio in Occidente, dove ogni figura rappresenta una parte dell’animo umano, Zhu Bajie è quella voce che ci ricorda che anche le parti meno nobili hanno un posto nella trasformazione spirituale.
“Zhu Bajie non è un santo, né un eroe, ma è forse il personaggio più vicino a noi. Non perfetto, ma in cammino. Non puro, ma sincero. Ed è proprio questo che lo rende indimenticabile.”