Daredevil: Born again, in Italia Daredevil – Rinascita. Lo abbiamo sperato, lo abbiamo chiesto, il Diavolo di Hell’s Kitchen è tornato. Il suo mondo si è fatto più grande, si è spostato dal quartiere, e anche la minaccia è cresciuta. Questa è una prima stagione che pone le base alla storia più grande, che semina un raccolto futuro. Lo fa non senza inciampi e dubbi, ma fa ben sperare che riesca a esplodere con la seconda già annunciata.
Charlie Cox, Vincent D’Onofrio e Jon Bernthal continuano a dare vita a Daredevil, Kingpin e Punisher, e a saper mostrare tanto le “maschere” quanto gli uomini. Soprattutto, ci danno la possibilità di esplorare tematiche profonde e diverse tipologie di approcci alla giustizia che riflettono il mondo reale.
Indice
ToggleDaredevil: dal fumetto allo schermo
L’influenza di Frank Miller
Matt Murdock viene creato nel 1964 da Stan Lee e Bill Everett e nel corso dei decenni è stato arricchito e ridefinito da diversi autori, ma è con l’arrivo di Frank Miller negli anni Ottanta che il personaggio si evolve da figura di secondo piano al supereroe che più di tutti incarna e simboleggia la costante lotta umana tra Bene e Male. La sua run eleva tutto il potenziale drammatico di Daredevil e ne approfondisce l’identità narrativa e la caratterizzazione psicologica.
Ispirandosi ai generi noir e hard boiled, Miller trasforma l’estetica della serie, Hell’s Kitchen non è più semplice cornice ma luogo-personaggio: un quartiere corrotto, violento, claustrofobico in cui prospera la criminalità e la cui decadenza fornisce il palcoscenico perfetto per interrogativi di carattere morale. Anche Wilson Fisk passa dall’essere un semplice criminale nemico di Spider-Man alla nemesi per eccellenza di Daredevil.
La profondità morale di Matt Murdock
Ed ecco che prende forma il nostro amato Diavolo di Hell’s Kitchen. Un senso di altruismo ed eroismo che lo contraddistinguono sin da bambino e lo portano a rischiare la vita per salvare un anziano da un camion in corsa. Nell’incidente viene colpito da materiale radioattivo che lo rende cieco, ma potenzia gli altri sensi conferendogli un radar sensoriale, grazie al quale continua a percepire e “vedere” il mondo (un mondo in fiamme, come dice nella serie). Matt Murdock diventa un uomo in bilico tra luce e ombra. Tra la sua luce e la sua ombra, tra le luci e le ombre del quartiere e della città dove vive.
La sua fede cattolica è tanto faro quanto condanna, tenta di perseguire la giustizia difendendo deboli ed emarginati come avvocato, ma si scontra con un marcio che infetta il Bene e rende il Male sempre più forte, sempre un passo avanti. Sa che, suo malgrado, a volte l’unico modo per fare giustizia è tramite la vendetta, ma ciò innesca un circolo vizioso di senso di colpa e ricerca di redenzione, che è il segno distintivo del suo personaggio.
Da Ben Affleck a Charlie Cox
C’è stato un tempo in cui Daredevil aveva il volto di Batman. Sto parlando del film del 2003 con Ben Affleck nei panni di Matt Murdock, Jennifer Garner che interpretava Elektra, Colin Farrell come Bullseye e Michael Clarke Duncan come Kingpin. Un tentativo non riuscito di trasporre la cupezza e la complessità del personaggio in un momento in cui si stava ancora sperimentando con il genere cinematografico supereroistico; ricordiamo i primi film degli X-Men e gli Spider-Man diretti da Sam Raimi che invece hanno fatto la storia.
Poi è arrivato Charlie Cox. Nel 2015 Netflix e Marvel Television lanciano la serie Daredevil che diventa parte di un ambizioso progetto che avrebbe portato alla creazione di un universo di serie interconnesse: Jessica Jones (2015), Luke Cage (2016), Iron Fist (2017), The Punisher (2017) e The Defenders (2018). In quest’ultima, Matt si unisce ai primi tre per combattere l’organizzazione criminale nota come La Mano, che aveva fatto la sua prima apparizione nella seconda stagione di Daredevil. Tutto del supereroe interpretato da Charlie Cox attinge all’approccio di Frank Miller: la rivalità con Kingpin, la relazione con Elektra che rappresenta la tentazione verso il suo lato oscuro, l’ambientazione decadente di Hell’s Kitchen e l’importanza della fede cattolica.
Il Diavolo di Hell’s Kitchen su Disney Plus
L’interpretazione di Charlie Cox ha catturato (e continua a farlo) l’essenza del supereroe. La lotta interiore, il profondo senso di giustizia, la vulnerabilità fisica ed emotiva. La serie ha ricevuto numerosi elogi per il tono maturo, le coreografie di combattimento brutali e la profondità psicologica, ma nel 2018 tutte le serie Marvel Television di Netflix vengono cancellate. Il percorso di Charlie Cox, ma anche di tutti gli altri personaggi e attori (D’Onofrio come Wilson Fisk, Bernthal come Frank Castle, Deborah Ann Woll come Karen Page e Elden Henson come Foggy Nelson), sembrava concluso.
Tuttavia, grazie al valore del supereroe e all’affetto dei fan, Cox fa il suo debutto nel Marvel Cinematic Universe con un breve cameo in Spider-Man: No Way Home (2021) come avvocato di Peter Parker, dopo qualche mese dal ritorno del Kingpin di D’Onofrio in Hawkeye (2021). Vediamo un lato più leggero di Matt Murdock in She-Hulk: Attorney at Law (2022), che termina con una relazione tra lui e Jennifer Walters (tuttavia non viene minimamente citata in Born Again). Infine, sia lui che Wilson Fisk tornano in Echo (2023), che evidenzia il legame dei due con il mondo criminale della città di New York e trasporta la loro storia fuori dal quartiere di Hell’s Kitchen.
Daredevil: Born again… è davvero rinato?
Born again di Frank Miller
Nel 1986 Frank Miller portava al suo culmine lo scontro tra Daredevil e Kingpin con Born again. La storia seguiva la “caduta” del Diavolo di Hell’s Kitchen: Fisk scopriva la sua identità segreta e distruggeva ogni singolo aspetto della vita di Matt Murdock. Il supereroe crollava mentalmente per poi, appunto, rinascere. Disperazione, fede, redenzione, Born again rappresenta forse il cuore di questo personaggio tanto amato.
La caduta…
Puntata dopo puntata ho continuato a sentire e leggere pareri contrastanti. Per alcune persone questa nuova serie di Daredevil è addirittura migliore di quella del 2015, per altri non è neanche lontanamente vicina. Per qualcuno Daredevil è tornato, per altri non è mai rinato. Ormai ho capito che per quanto si possa oggettivamente giudicare un prodotto di questo tipo basandosi su fotografia, regia, recitazione e sceneggiatura, avendo un background che ti fornisce gli strumenti adatti per farlo, il pubblico continuerà a pensare soggettivamente.
Ho la sensazione che anche ciò che davamo per scontato fossero nozioni oggettive diventano comunque soggettive quando si tratta qualcosa di “sacro”. E bisogna fare attenzione a dare il proprio parere. Potremmo disquisire per un intero articolo su come il valore della critica cinematografica sia precipitato in una pozza di fango, ma questa è una polemica per un’altra volta. Forse però non è poi così sbagliato. Al pubblico non interessa la tecnica, il pubblico vuole staccare la testa e immergersi nelle storie.
…e la Rinascita nel Marvel Cinematic Universe (?)
Quindi, Daredevil è rinato? Bilanciando oggettività e soggettività, per me è in coma. Daredevil: Born again è una serie addormentata, o meglio, uno di quei sogni che si fanno tra il sonno e la veglia. Alcune parti sembrano vere, altre sembrano finte. Ho trovato tante cose che non mi hanno convinto, che hanno rotto la magia e non mi hanno permesso quella sospensione dell’incredulità che, per me, è fondamentale. Ma ci sono altre cose che mi portano a dire che non è una serie che ha fallito.
A mio parere, la mano della Disney si sente. Sì, c’è stato dello splatter come nella serie che per me resterà “quella originale”, ma non è stato costruito abbastanza pathos intorno, o, per lo meno, io non l’ho avvertito. L’ho trovata una narrazione piatta con dei colpi di scena memorabili. Stop. Quello che invece mi è rimasto, e che spero venga approfondito in modo migliore nella seconda stagione, è l’interessante valzer morale tra Daredevil, Kingpin e Punisher.
Dov’è il “cuore” di questa nuova serie?
Le dinamiche più interessanti della serie – tanto di quella originale quanto di questa nuova – sono gli scontri filosofico-morali tra Matt Murdock, Wilson Fisk e Frank Castle. Tre uomini che in comune hanno i traumi di un passato violento, ma hanno sviluppato tre visioni del mondo contrastanti. Tre diversi approcci alla giustizia con tre morali che li portano a scontrarsi, perché ognuno è convinto di essere nel giusto.
Le loro interazioni sono il vero cuore di Daredevil e ciò che, a voler andare oltre il primo strato di fruizione, resta dentro. Ciò che, se si è introspettivi o ci si vuole mettere alla prova, fa ragionare su quale di questi personaggi, per te spettatore, abbia davvero ragione e chi sia nel torto.
Daredevil, Kingpin, Punisher: una lotta di moralità
Matt Murdock a.k.a. Daredevil: la giustizia misericordiosa
È stato Frank Miller a trasformare la fede e l’educazione cattolica di Matt Murdock da semplice dettaglio a elemento centrale per la sua caratterizzazione psicologica. Tutto ruota intorno ad essa: si rifiuta di uccidere, convinto che tutti meritino una possibilità di redenzione e che solo a Dio spetti il giudizio finale, e lotta contro il “diavolo” dentro si sé, l’impulso di lasciarsi andare completamente alla violenza che vede come peccato. In quanto avvocato crede (e deve farlo) nel sistema, sa che per quanto imperfetto può ancora funzionare se le persone giuste sono disposte a lottare, ma come vigilante si scontra contro i limiti e la corruzione di esso.
Matt si sporca le mani perché vuole un confronto diretto contro ciò che lui crede di poter correggere con una giustizia bilanciata dalla misericordia. Canalizza la sua ferita traumatica (l’omicidio del padre avvenuto quando era bambino) in una missione di protezione altruistica: tutti possono essere salvati, tutti meritano protezione. Ma, al tempo stesso, si rende conto di essere sempre in bilico nel diventare quel “diavolo”, diventa consapevole di essere simile a Fisk e, come lui, usare la violenza per i propri obiettivi. L’unico confine invalicabile tra restare un eroe e diventare un criminale, per lui, è non uccidere.
Wilson Fisk a.k.a. Kingpin: la giustizia tirannica
Come tutti gli antagonisti migliori, Wilson Fisk crede di essere un eroe, o meglio, un salvatore. Per lui la società è corrotta e può essere salvata unicamente attraverso una ristrutturazione, distrugge con la convinzione di ricostruire in modo migliore. I traumi subiti durante l’infanzia hanno distorto la sua visione del mondo e sono sfociati in un bisogno di dominio e controllo, che lui maschera per primo a se stesso come riforma per la città.
Kingpin manipola eventi e persone restando nell’ombra, ma quando decide di sporcarsi le mani mostra una violenza primordiale e bestiale (e splatter) che lo rende pericoloso e imprevedibile. Violenza e atrocità sono giustificate dal suo fine ultimo, che considera Bene superiore, e la criminalità non è un problema da risolvere, ma uno strumento da sfruttare. Lì dove Matt crede nella legge come strumento di protezione, Fisk la vede come ostacolo da aggirare o plasmare per imporre il proprio volere. La rivalità tra lui e Daredevil è una battaglia morale tra nemesi.
Frank Castle a.k.a. Punisher: la giustizia nichilista
Potremmo dire che Frank Castle si trova tra Daredevil e Kingpin. Come entrambi crede nell’uso della violenza come mezzo per il proprio fine, come Kingpin pensa che il sistema sia irrimediabilmente corrotto e come Daredevil si pone dei limiti morali da non oltrepassare per distinguersi dai criminali che lui stesso uccide. Il suo background militare influenza la sua visione del mondo, per lui New York e Hell’s Kitchen sono campi di battaglia, lui un soldato in guerra contro il crimine, usa armi da fuoco ed esplosivi perché non cerca confronto, ma eliminazione.
Guidato da razionale determinazione, ha trasformato lutto e dolore per l’assassinio della sua famiglia in una visione quasi nichilista della società. Per lui il sistema è compromesso e l’unico modo per curarlo è attraverso l’eliminazione completa dei criminali. Punisher è inflessibile: chi fa male a deboli e innocenti merita la morte. La sua è una giustizia vendicativa senza compromessi, senza possibilità di redenzione.
Come si affrontano corruzione e criminalità in un mondo ingiusto?
La serie Daredevil: Born again inizia a esplorare il confine tra potere e dittatura, giustizia e corruzione, il costo della violenza e il valore della redenzione, ma soprattutto si chiede e ci chiede quale sia quella sottile linea che separa gli eroi dai criminali. Per Matt è mantenere la propria umanità, Frank abbandona ogni dubbio a favore di una giustizia privata diretta ed efficace, Fisk è l’esempio di come avere buone intenzioni non ti salva dall’essere un tiranno.
Tutti e tre sono mossi dal desiderio di correggere la società e agiscono mossi ognuno dalla propria moralità. Le loro risposte trascendono il medium e riflettono i nostri pensieri. Sono degli specchi che ti portano a guardarti dentro. Chi pensi che abbia ragione, come agiresti, tu chi saresti? Il supereroe, l’antagonista o l’antieroe?