Un nuovo Captain America per un Brave New World

Captain America: Brave New World ci presenta Sam Wilson nei panni del supereroe protagonista al suo debutto cinematografico. Per la regia di Julius Onah, regista nigeriano naturalizzato statunitense, il trentacinquesimo film del Marvel Cinematic Universe cita e riprende le pellicole dedicate a Steve Rogers e agli Avengers e la serie Falcon and the Winter Soldier.

La trama si ricollega agli eventi avvenuti nello sfortunato L’incredibile Hulk (2008), riprendendo alcuni suoi personaggi tra i quali fondamentale Thaddeus Ross, qui interpretato da un Harrison Ford ben calato nel ruolo (che nel 2008 era stato dell’attore William Hurt, deceduto nel 2022), e mostra il nuovo mondo e il nuovo precario equilibrio dei governi mondiali in seguito a quanto accaduto nell’incompreso Eternals (2021).

A te che ti sei perso qualche film e non hai avuto tempo di seguire la serie: non temere, i primi minuti del film introducono tutti gli eventi passati, con dialoghi che possono risultare ridondanti per chi ricorda tutto alla perfezione, ma sono estremamente utili a chi si è perso qualche informazione per strada. Quindi no, non hai bisogno di prendere ripetizioni per vederlo. Ma ora giungiamo alla vera domanda: Sam Wilson (Anthony Mackie) come Captain America funziona?

 

 

Il “vecchio” Cap di Steve Rogers

1941: ci troviamo in piena Seconda Guerra Mondiale. C’è bisogno di speranza. Ed ecco che fa la sua prima apparizione il Captain America creato da Joe Simon e Jack Kirby. Steve Rogers è un uomo allontanato dalla società e rifiutato dall’esercito a causa della sua costituzione fragile e della salute cagionevole, ma onore, coraggio e patriottismo lo rendono il soggetto perfetto per un esperimento militare. Il Progetto Rinascimento potenzia il suo corpo, ma il cuore e l’anima restano sempre quelli puri e altruisti di Steve.

Nel 2011 il supereroe debutta nel Marvel Cinematic Universe con Captain America: Il primo vendicatore che ripercorre la genesi del personaggio e mostra la sua origin story. Conosciamo Steve Rogers (Chris Evans), il suo migliore amico Bucky Burnes (Sebastian Stan) e il suo interesse amoroso Peggy Carter (Hayley Atwell). Lo vediamo scontrarsi con Teschio Rosso (Hugo Weaving) e sacrificarsi al termine del film per poi essere scongelato in epoca contemporanea, diversamente dai fumetti nei quali si risveglia negli anni ’60.

 

Il Captain America originale

Nel corso della Saga dell’Infinito, il Cap di Steve Rogers evolve e matura adattandosi ai tempi moderni, mantenendo sempre una profonda morale legata all’onore, al patriottismo, al sacrificio e alla protezione dei più deboli. Diventa un pilastro fondamentale non solo del MCU ma degli Avengers, il simbolo per eccellenza del bene assoluto, uno di quei personaggi “buono legale” che oggi iniziano a starci scomodi. Dopo gli eventi di Captain America: The Winter Soldier la sua fiducia nel governo inizia a vacillare e successivamente si oppone agli Accordi di Sokovia, non volendo compromettere la libertà di azione super partes degli Avengers.

Al suo fianco non mancano i suoi fedeli amici Bucky Barnes/Winter Soldier e Sam Wilson/Falcon. Il primo rappresenta il legame con il passato, con la propria storia, con un ideale di patriottismo e onore legato a un’epoca della quale ormai resta poco, la sua nostalgia per una vita che sarebbe potuta essere, ma non è mai stata; il secondo, invece, incarna il tempo presente, ciò con cui Steve è chiamato a confrontarsi e scontrarsi per non restare un fossile vivente, ma capire come continuare a poter essere un simbolo adattandosi a ciò di cui ha bisogno il mondo. E il mondo ha sempre bisogno di speranza.

 

 

Captain America di Steve Rogers (Chris Evans) in Avengers: Endagem

 

 

Lo scudo: un’arma, un simbolo

Nei momenti di crisi tanto l’America quanto gli Avengers hanno guardato al loro Captain. Steve Rogers è un faro morale, è colui pronto a sacrificarsi pur di dare una possibilità di redenzione al mondo, perché in lui continua a battere il cuore di un giovane uomo allontanato, rifiutato e discriminato. Il suo scudo è il simbolo di tutto ciò: la lotta all’oppressione e all’ingiustizia, il rispetto per l’essere umano, un eroismo altruista, la difesa e la protezione del più debole, ma, più di tutto, lo scudo è simbolo di speranza in un mondo migliore, in un mondo libero, giusto ed equo.

Al termine della Saga dell’Infinito è ormai un supereroe segnato dal tempo e dalle battaglie, che porta sulle spalle il peso del passato e del presente. Steve decide, per la prima volta da prima ancora di essere stato potenziato con il siero del supersoldato, di fare un’unica azione egoista: abbandona il suo alter ego e torna a essere solo un uomo che vuole riempirsi la vita di calore e amore con la donna che non ha mai dimenticato. Steve si ferma a quel momento presente per tornare nel passato al quale appartiene e lasciare il futuro a un Captain America che possa incarnare una nuova forma di eroismo, una adatta al nuovo mondo alle porte della minaccia del Multiverso.

 

Il passaggio di testimone: Falcon and the Winter Soldier

Mentre Bucky Burnes fa il suo ingresso fumettistico insieme a Steve Rogers, Sam Wilson/Falcon è stato introdotto nel 1969 da Stan Lee e Gene Colan come uno dei primi supereroi afroamericani della Marvel. Tornando ai film, nelle scene finali di Avengers: Endgame, Steve passa il testimone a Sam donandogli il suo scudo e, come da classico viaggio dell’eroe, Sam inizialmente rifiuta la responsabilità. Nella serie Falcon and the Winter Soldier viviamo insieme a Sam e Bucky il peso dell’assenza di una figura che per loro è sempre stata di riferimento. Era Steve a guidarli e mostrare loro la strada. Senza di lui non hanno bussola.

Falcon and the Winter Soldier è una partita a ping pong dove la pallina è lo scudo. Tanto Sam quanto Bucky devono confrontarsi con il loro passato e con il futuro che intendono creare per loro stessi e per il mondo. Lo scudo è pesante, chi tra loro è il più adatto a brandirlo? Per quale motivo Steve ha scelto Sam? Sam è all’altezza del compito? Non sarebbe stato meglio Bucky? Questo è un momento di transizione fondamentale e pregno di potere per il futuro del MCU, Steve lo sapeva, i Marvel Studios lo sapevano.

 

 

Captain America: Brave New World Anthony Mackie nei panni di Sam

 

 

Il nuovo (coraggioso?) mondo

2025: un alieno viola ha minacciato la Terra e cancellato con uno snap metà esseri viventi per cinque anni, un esercito di supereroi ha combattuto una guerra per l’umanità nel territorio di uno stato africano nascosto al mondo, il Multiverso bussa e porta con sé infinite Varianti, un Celestiale ha quasi annientato il pianeta e il suo corpo forma una nuova isola ricca del nuovo materiale chiamato adamantio, che è bramato da tutto il mondo. Steve Rogers e Tony Stark non ci sono più e i vecchi Avengers si sono disintegrati andando ognuno per la propria strada. E i Marvel Studios sfornano serie come Secret Invasion e She-Hulk: Attorney at Law. C’è davvero bisogno di speranza. E molta.

Nel 2021 il viaggio dell’eroe di Sam Wilson era appena cominciato e la sua finale accettazione dello scudo ci aveva lasciati da una parte contenti e dall’altra dubbiosi. Sam Wilson e il suo interprete Anthony Mackie non hanno lo stesso carisma di Steve/Chris Evans e neanche di Bucky/Sebastian Stan. Può una spalla prendere il posto di un eroe da prima fila? Il nuovo Cap avrà mai la stessa potenza e influenza del vecchio? Si sa, quando si parla di nostalgia le cose nuove hanno un sapore diverso e, spesso, finiscono col non riuscire a competere col passato.

 

Vecchio è sempre meglio?

Prendiamoci un istante e guardiamoci allo specchio. Nessuno di noi deve dirlo ad alta voce, basta ammetterlo guardandosi nei propri occhi riflessi. Ci crogioliamo nella nostalgia. Ci piace. La nostalgia è la nostra comfort zone. La nostalgia è l’autoconvinzione che ciò che ci ha influenzato in passato continua a essere meglio della miglior cosa che abbia l’etichetta di novità.

Per quale motivo ci sentiamo attaccati personalmente quando qualcuno osa anche solo sfiorare, figurarsi cambiare, quelli che sono stati i nostri pilastri? La verità è che non vogliamo fare i conti con ciò che significa questo terremoto di emozioni, perché a noi è sempre andato bene in quel modo e a noi non va di dover mettere piede fuori dalla nostra comfort zone. Il mondo cambia, il contesto cambia, quello che ha funzionato nel passato non può continuare a funzionare.

 

Captain America: Brave New World con Anthony Mackie e Harrison Ford

 

 

Un nuovo mondo che deve trovare un nuovo coraggio

Il mondo (nostro e dei nostri eroi) è cambiato, si è fatto più grande, più spaventoso, più overpowered rispetto a dei poveri piccoli terrestri. Alieni, multiverso, un Celestiale che emerge nell’Oceano Indiano dopo che un gruppo di Eterni ha sventato in sordina la sua nascita… e quindi l’esplosione di tutto il pianeta Terra. La nostra comfort zone è minacciata dalla presa di consapevolezza che siamo completamente senza potere di fronte a ciò che ci minaccia. Possiamo solo volgere lo sguardo agli eroi, a chi effettivamente può fare qualcosa. Ma dov’è il supereroe superforte e superfigo da indicare nei telegiornali esclamando “meno male che c’è lui”?

Spiacente, cambiate canale. Steve Rogers e Tony Stark hanno fatto il loro corso. Questo non è più il tempo di un veterano di guerra potenziato con un siero, convinto che anche il più cattivo dei cattivi possa essere salvato, o del playboy miliardario che per il vero amore e per la donna che riesce a tenergli testa diventa un padre di famiglia. Sì, abbiamo bisogno di personaggi e personalità forti, decise e impattanti, ma siamo davvero sicuri che si trovino solo in loro? Siamo proprio sicuri che ciò che serve davvero sia restare sul nostro comodo divano a indicare qualcun altro farsi avanti per cambiare ciò che anche noi vorremmo cambiare se solo ne avessimo la possibilità?

 

Bucky, l’eroe redento

Bucky continua a simboleggiare il passato e a viverlo. Un passato che scorre ancora nelle sue vene assieme al senso di colpa per come il Winter Soldier è stato creato, per quello che ha fatto. Bucky vuole fare la cosa giusta per gli altri per redimere se stesso. Bucky vuole aggiustare il mondo perché si sente responsabile per aver preso parte nel romperlo. Il suo voler fare del bene è circolare, vuole portare giustizia perché lui è stato la mano che ha seminato ingiustizia.

Per redimersi davvero Bucky deve agire nel bene senza i proiettori puntati contro e sfruttare la sua forza per sorreggere gli altri. Se Steve avesse lasciato a lui lo scudo, esso avrebbe simboleggiato che chiunque può redimersi da qualsiasi orribile azione fatta in passato. Un messaggio potente, a suo modo giusto, ma non il messaggio di cui ha bisogno il mondo per cambiare, per diventare migliore.

 

Sam, la spalla

Sam è l’eterna spalla. Sam è quello che in una puntata di Masterchef in esterna verrebbe scelto come capo brigata solo nel tentativo di mettere i bastoni nelle ruote agli avversari. Sam è quello che nell’ora di educazione fisica verrebbe scelto tra gli ultimi perché “è bravo, ma l’altro è meglio”. E, non dimentichiamolo, Sam è afroamericano. Per questo motivo ho evidenziato le origini del regista, perché lui sa, lui sente sulla sua pelle, lui non rischia di cadere nel banale o nel cliché nel dare voce.

A volte l’etnia (o il sesso) non cambia niente, altre volte cambia tutto. Cambia la percezione che gli altri hanno di te. E, per quanto possa sembrare non vero a chi non appartiene a una qualche forma di minoranza o è stato incredibilmente fortunato, la percezione degli altri modifica le possibilità che hai nella vita. Per quanto tu possa lottare per quello che vuoi, se tutto il mondo ti rema contro finisci per essere fermato e zittito, in un modo o nell’altro. Steve ha dato lo scudo a Sam per questo.

 

Sam (Anthony Mackie) accetta lo scudo in Falcon and the Winter Soldier

 

 

Una nuova bussola morale

Se ai tempi di Steve il mondo aveva bisogno di un simbolo di speranza da indicare per prendere coraggio di agire, è altrettanto vero che oggi ci siamo fatti pigri. Solo quello non basta più. Il mondo di oggi ha bisogno di esempi ai quali ambire a diventare… anche e soprattutto fuori dalla palestra. Il mondo di oggi ha bisogno di rappresentazione di varietà umana, ha bisogno di dimostrare che super può esserlo chiunque. Che chiunque è abbastanza per cambiare le cose.

Sam è molto più simile a Steve di quanto non lo sia mai stato Bucky. Sam è quel ragazzino allontanato ed escluso di animo altruista, è quella persona a cui tutto il mondo grida in faccia “non ce la farai mai, non sarai mai all’altezza, non puoi farlo”, e, come Steve, lui fa un passo avanti con un bel dito medio. Il suo eroismo non è circolare, non agisce per se stesso ma per gli altri. Lui vuole cambiare il mondo per renderlo un posto migliore e dimostrare a quel bambino che guarda il telegiornale che non ha bisogno di siero e denaro per avere la possibilità di unirsi alla lotta. Sam è un apripista.

 

E una nuova visione dell’eroismo

Sam è un supereroe che non si sente super, che ha paura del confronto con ciò che Steve ha significato e questo lo spronerà a dare sempre il meglio. Per lui lo scudo non è solo un’arma e un simbolo, ma il peso dell’eredità morale di un Captain America a cui tutti guardano come faro morale. Lui, un semplice e comune uomo afroamericano. Ed è proprio questo suo voler restare tale senza prendere il siero che pone l’accento su ciò che il suo Capitano apporterà ai nuovi Avengers e al MCU, un eroismo della porta accanto per chiamare all’azione chiunque voglia agire.

Sam rappresenta il valore del cambiamento sociale e dell’inclusione. Sa perfettamente che per lui la lotta non sarà solo contro i nemici, ma contro la nostalgia di chi ha sempre visto i supereroi coi “capelli biondi e gli occhi azzurri“, conosce bene quali saranno le difficoltà che sarà chiamato ad affrontare quotidianamente e le implicazioni politico-razziali. Molta gente non si sentirà rappresentata da lui, ma il punto è che quella stessa gente è già stata ampiamente rappresentata e nell’ombra è sempre rimasta la stragrande maggioranza di varietà umana.

 

Ci siamo anche noi

Il Captain America di Sam è un supereroe ancora acerbo, ma questo non è che l’inizio del suo viaggio. Lo scudo in mano a lui non è più solo un faro di speranza, ma il simbolo di un’ascesa verosimile per chiunque abbia abbastanza voglia di cambiare veramente il mondo. Il Cap di Sam è una presa di posizione, è un passo verso i riflettori per illuminare la fetta più grossa della popolazione che per secoli non è stata ritenuta all’altezza, è un indicare le persone nel buio e gridare “ci siamo anche noi e possiamo fare la differenza“.

Alle porte del Multiverso, l’unico modo per non sentirsi piccoli e impotenti è fare gruppo senza escludere nessuno, accettare ciò che rende diversi e capire che c’è potere nell’equità. L’uguaglianza lasciamola ai finti progressisti. Il Captain America di Sam incarna tutto questo ed è pronto a combattere per dimostrarlo.

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