Mercoledì 11 Giugno, ho avuto l’onore e il piacere di partecipare alla Masterclass tenuta dal regista James Cameron al Museo Nazionale del Cinema di Torino che, fino al 31 Agosto, ospiterà la mostra The Art of James Cameron per lanciare l’attesissimo terzo capitolo di Avatar.
Nel corso dell’articolo vi porterò virtualmente nella Mole Antonelliana, tra le illustrazioni dello stesso regista, le installazioni, gli oltre 300 oggetti di scena e i costumi che ripercorrono la sua vita e filmografia.
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Aperta al pubblico dal 26 Febbraio, la mostra permette di viaggiare attraverso i sessantanni di espressione artistica di James Cameron, attingendo da una vasta gamma di opere tratte dal suo archivio privato. Si tratta, dunque, di una specie di “autobiografia attraverso l’arte” in cui emerge forte la passione del regista per il disegno.
La struttura della mostra
Ideata dalla Cinémathèque française di Parigi, in collaborazione con l’Avatar Alliance Foundation, l’esposizione parte dall’Aula del Tempio dove, su tre grandi schermi in tripolina, prendono vita i disegni del regista: meduse, alieni e macchine che fluttuano nella cupola della Mole torinese.
La mostra è altresì interattiva dal momento che diversi touchscreen permettono di ripercorrere la carriera di Cameron, con particolare attenzione a film come Terminator (1984), Aliens – Scontro finale (1986) e Titanic (1997) e, ovviamente, la saga di Avatar (2009 – in produzione).
Una delle sezioni sicuramente più particolari è la rampa elicoidale divisa in cinque aree tematiche (Sognare ad occhi aperti, La macchina umana, Esplorare l’ignoto, Mondi indomiti e Creature), introdotti da un breve video del regista che dà il benvenuto ai suoi spettatori.
Circa la sezione La macchina umana è bene ricordare che la mostra ospita sessanta opere aggiuntive tra cui le Future Boards, cioè gli storyboard per il flashback nel futuro di Terminator.

L’inclusività del Museo Nazionale del Cinema di Torino
La mostra permette un’esperienza sensoriale a 360°, dal momento che sono state create sei postazioni sonore immersive che permettono non solo di vedere, ma anche di ascoltare i suoni e la stessa voce del regista che commenta sedici opere (in cui è presente anche un percorso ad altezza bambino predisposto per i più piccoli).
Infatti, tutto è stato pensato per essere fruito da ogni tipo di visitatore: testi introduttivi ad alta leggibilità, riproduzioni visivo-tattili in italiano e in inglese, video sottotitolati per i non udenti e presentazioni affiancate da interpreti LIS.
Tutto ciò che lo spettatore ammirerà è contenuto nel catalogo L’Arte di James Cameron, edito da Silvana Editoriale e acquistabile al termine del tour.
La parola a James Cameron
Intervistato dal direttore del Museo Carlo Chatrain e in collegamento streaming da Wellington (Nuova Zelanda), James Cameron si è raccontato concentrandosi sulla genesi di Avatar, il suo progetto più grande per la tecnologia impiegata e per l’aver costruito un vero e proprio mondo strutturato nella lingua, nell’organizzazione socio-culturale dei personaggi che si muovono all’interno e nell’aspetto terraformante.
Cameron ha due grandi passioni: la fantascienza e l’esplorazione subacquea. Pensando alla sua filmografia, ci si rende conto di come questi due aspetti si siano sempre compenetrati durante la carriera del regista, fino ad arrivare a compimento con Avatar – La via dell’acqua.

Avatar
Con un’enorme creatura tentacolata risalente al cortometraggio Xenogenesis del 1978, Cameron ci introduce al suo lavoro più impegnativo, nato nella sua mente decenni prima che venisse portato sul grande schermo, se pensiamo che lo schizzo dell’Albero della Vita risale al 1979! Con Avatar, il regista diventa creatore di mondi, il che presuppone grande fedeltà al soggetto, per il rispetto del fan che tanto si aspetta di conoscere.
L’amore per i mari e ancor più per gli oceani nasce negli anni Settanta, racconta, dopo aver visto per la prima volta una manta che nuotava elegante e sinuosa.
Tra il primo capitolo del 2009 e il secondo del 2022 intercorrono molti anni, necessari allo sviluppo della tecnologia che permetta alle creature di prendere la forma indicata da Cameron. Si fa particolare riferimento alla Digital Domain, una società specializzata nella produzione di effetti speciali digitali per cinema, pubblicità e videogiochi, fondata dallo stesso Cameron assieme a Stan Winston e Scott Ross.

Terminator
A quindici anni, Cameron si chiese come si potesse portare la fantascienza sul grande schermo e realizzare film come 2001 – Odissea nello spazio o la saga di Star Wars; registi di questo calibro sono stati un importante trampolino di lancio per la sua carriera: voleva creare anche lui qualcosa di così grande.
Appassionato e affascinato dalla fantascienza, ci mostra una sua illustrazione dal significato molto profondo: una macchina che striscia e si trascina con un’arma bianca nella mano sinistra. Cosa significa? L’androide manifesta la sua doppia natura o funzione, uccidere e sopravvivere; vorrebbe essere umano, sembrare una persona per camuffarsi tra la razza umana e dominarla con la violenza.

Titanic
James Cameron è regista, esploratore e illustratore. Tutto nasce dalla matita prima, che è prolungamento del suo braccio, dalla penna poi. La differenza tra i due strumenti, specifica durante l’intervista, è che mentre una presuppone la correzione, l’altra è permanente e deve essere sostenuta dalla tecnica.
“Le immagini sono funzionali alla storia, perché sono un ponte tra l’immaginazione e la realtà”
L’arte, coltivata per tutta la vita, è stata per lui valvola di sfogo, modo per dare forma alle sue idee e mezzo per veicolare emozioni di diversa natura. Il famoso ritratto di Rose DeWitt Bukater (Kate Winslet) realizzato da Jack Dawson (Leonardo Di Caprio) in Titanic nasconde un retroscena interessante.

Il dipinto che vediamo nella pellicola è stato realizzato, com’è a questo punto intuibile, da Cameron stesso, che ha sostituito la sua mano a quella di Di Caprio nel momento della famosissima scena in cui il giovane ritrae la donna nuda, distesa sul divano.
Dal momento che l’attore era destrorso e Cameron disegnava con la sinistra, hanno dovuto pensare a una particolare regia per alternare le diverse mani all’opera (e comunque il regista ci tiene a sottolineare di non aver ritratto la Winslet in déshabillé, ma che abbia lasciato tutto alla sua immaginazione).
Tutto comincia, ma non finisce, con Avatar
Fulcro dell’intervista è stato il concept di Avatar e la sua genesi, nata da un disegno preparatorio di Neytiri, uno dei personaggi chiave del popolo Na’vi: occhi felini, bocca umanoide; non bellissima, ma dalle proporzioni perfette.
A interpretarla Zoe Saldana, scoperta da Cameron durante il casting del lungometraggio The new world di Terrence Malick (2005): perfettamente in grado di riprodurre i movimenti che il regista immaginava per la sua aliena di Pandora, grazie al suo talento sul palcoscenico e nella danza.

Ancora una volta, il disegno è stato un tassello cruciale dello sviluppo della pellicola, e con la Performance Capture, il regista è stato in grado di focalizzarsi sul film e non sulle illuminazioni (differentemente da Titanic quando “distratto dalle luci, mi allontanai dal soggetto“).
La lunga intervista termina con una stilettata alle grandi case di produzione di cinecomics, senza l’obiettivo di disdegnarli, ma sottolineando il grande problema, ad esempio, di Spider-man e soci (di cui si dice grande sostenitore e fan sin dalla prima ora), perché “questi film pongono enorme distanza tra noi e le emozioni umane“.
Perché visitare la Mostra
Consiglio vivamente di visitare The Art of James Cameron per due motivi principali:
- conoscere un regista da vicino, leggendone la biografia con strumenti più convenzionali come un libro o attraverso la stimolazione dei cinque sensi che la Mostra consente, è un modo per guardare con occhi diversi alla sua filmografia e comprendere la dedizione che lo spinge a lavorare, per se stesso e per il suo pubblico;
- visitare il Museo Nazionale del Cinema di Torino, un pezzo fondante della cultura italiana calato in un contesto artistico antico e prestigioso risalente al nostro pieno Illuminismo. Negli ultimi anni, sono tante le retrospettive organizzate in loco e, nelle diverse sale adibite a cinema, vengono proiettati i film dei registi che vengono trattati. Nella fattispecie, sono mandati, a orari ben precisi, tutti i film di James Cameron (da Piraña paura del 1982 ad Avatar), oltre ai grandi capolavori di genere girati da John Carpenter e Kathryn Bigelow.