La DC Comics “adulta” – Guida ai fumetti Vertigo (Parte 1)

È risaputo che le due “big” del fumetto americano si sono sempre influenzate a vicenda. Negli anni DC Comics e Marvel Comics sono arrivate più volte a copiare personaggi o idee l’una dall’altra, senza nasconderlo troppo. Però c’è una cosa che la Marvel non è mai riuscita a copiare – non con successo quantomeno – dalla concorrenza: la Vertigo, la divisione editoriale rivolta a lettori adulti.

Vertigo è stata per ventisei anni l’etichetta con la quale i più grandi autori del panorama americano (e non solo) hanno dato libero sfogo alla creatività. Ecco perché, a meno di un anno dalla sua chiusura, è doveroso ricordare e tramandare la grande eredità che ha lasciato.

Anziché stilare un banale “best of”, ho pensato sarebbe stato più utile redigere una guida ai fumetti Vertigo, tracciando un percorso ideale per addentrarsi in queste letture in maniera graduale.

 

Premesse

Virtualmente si potrebbe cominciare a leggere la Vertigo da qualsiasi titolo. La strategia vincente dell’editor Karen Berger (al timone dell’etichetta dal 1993 al 2012) si è articolata in modo tale da non escludere nessun potenziale lettore:

  • per attirare chi era abituato a fumetti prevalentemente mainstream (le storie di supereroi), molti titoli Vertigo hanno usato come base serie di supereroi obsolete o terminate anni prima, operando una riscrittura in chiave più matura e autoriale; reinterpretando, anche in maniera radicale, quei personaggi e quelle storie si è dato il via al cosiddetto “revisionismo dei supereroi”.
  • per incuriosire lettori occasionali o addirittura gente estranea al mondo del fumetto, sono state create nuove serie e sono stati trattati generi e tematiche ben diversi da quelli in voga nel mercato americano; da una parte è stata garantita piena libertà creativa a tutti gli artisti coinvolti – nonché la paternità sulle loro opere – dall’altra la Berger ha avuto l’intuizione di ingaggiare tanti giovani autori dalla più rigogliosa fucina di talenti di quegli anni, la Gran Bretagna (manovra che verrà ricordata nell’industria come “British Invasion”).

 

Istruzioni per l’uso

Nonostante le premesse, può comunque capitare di incappare in un titolo che non interessa o non convince, e scoraggiarsi nel recupero di titoli successivi. Considerati anche i costi non indifferenti di molti volumi, poter scegliere con cognizione di fatto può evitare fastidiose grane.

Dopo un riassunto di trame e peculiarità per ogni titolo in elenco, trovate anche l’indicazione della migliore edizione (o delle migliori) disponibile in italiano. Ricordiamo che la DC Comics da Aprile 2020 sarà pubblicata in Italia da Panini Comics: se un volume dell’attuale editore (RW Lion) è fuori catalogo, potrebbe essere solo questione di tempo prima che sia annunciata una ristampa.

I fumetti inclusi figurano tra le eccellenze dell’etichetta, ordinati non per qualità ma per “accessibilità”. Ciononostante la lista è decisamente ampliabile, e ulteriori titoli troveranno spazio nella prossima rubrica.

Buona lettura!

 

1) ANIMAL MAN (di Grant Morrison, Chas Truog, Doug Hazelwood)

 

Animal Man
Una delle fantastiche cover della serie, di Brian Bolland

 

Buddy Baker, personaggio DC risalente agli anni ’60, è un uomo in grado di assimilare le abilità di qualsiasi animale gli si trovi vicino. Forza, agilità, capacità di rigenerare arti, volare, respirare sott’acqua, ecc… . Da questo semplice concetto ha origine una dimenticabile serie di apparizioni in varie testate, così Animal Man fatica ad emergere fino alla fine degli anni ’80. A quel punto Karen Berger affida il rilancio del personaggio a un giovanissimo autore scozzese, lasciandogli le redini di un’intera serie mensile.

Fu così che Grant Morrison, al suo secondo incarico in DC, dimostrò di essere un autentico fuoriclasse. Una volta riscritte le origini, in soli 26 numeri lo scrittore imbastisce una trama che conduce Animal Man, con un lento ma appagante crescendo, a riconsiderare il suo ruolo di supereroe nella società e nella sua realtà. Ruolo fondamentale gioca anche la famiglia di Buddy e la quotidianità, a formare un assurdo contrasto con le avventure surreali dell’alter ego mascherato.

Dalla fantascienza al weird più sfrenato, Morrison reinventa il modo di raccontare i supereroi, gioca e sperimenta con lo storytelling; sfruttando la natura delle trame trova anche lo spazio per una sensibilizzazione tutt’altro che scontata sull’animalismo, tema a lui molto caro. Superati i primi numeri di assestamento e qualche arco narrativo meno stimolante, questa prima serie di Animal Man – impreziosita dalle stravaganti copertine di Brian Bolland – è il perfetto punto di inizio per capire con cosa si ha a che fare.

Perché leggerlo: Perché è la dimostrazione che anche partendo dal soggetto più banale si possono costruire storie e archi narrativi memorabili.

Edizioni consigliate: Animal Man di Grant Morrison vol. 1-4, collana brossurati Vertigo Classic (RW Lion).

 

2) Y THE LAST MAN (di Brian K. Vaughan, Pia Guerra)

 

Y l'ultimo uomo
L’incipit della serie

 

Il post-apocalittico è da diversi anni un genere abusato e declinato in innumerevoli varianti. Per emergere serve non solo un’idea, ma la capacità di mantenere fresca quell’idea nel lungo periodo. Approcciandosi a Y The Last Man (nella traduzione “Y l’ultimo uomo” purtroppo si perde il gioco di parole) bastano pochi numeri per essere invogliati a proseguire, nonostante la solita solfa dell’epidemia che manda la civilizzazione a farsi benedire.

È Yorick l’ultimo uomo del titolo, un adolescente americano svampito con la passione per l’escapologia e una fidanzata che lo aspetta dall’altra parte del mondo. Lui e la sua scimmia Ampersand sono gli ultimi esseri viventi maschili sulla Terra, a seguito di un incidente globale che ha ucciso tutti i mammiferi maschi contemporaneamente – bambini e cuccioli inclusi – nel giro di pochi minuti! La misteriosa catastrofe trasforma Yorick nel ricercato n. 1: governi, scienziati, culti che venerano il dominio della donna, agenzie segrete.

Non è un caso che l’autore Brian K. Vaughan sia stato anche sceneggiatore di diversi episodi della serie tv Lost. Misteri, colpi di scena e richiami alla cultura pop sono ingredienti fissi in quasi ogni numero del fumetto. Complottismi e cospirazioni sfiorano spesso la sospensione d’incredulità, ma la gestione del ritmo lungo i 60 numeri è così solida da far chiudere un occhio su certe falle. Complice anche il character design della canadese Pia Guerra, il cui tratto semplice e dinamico rende la lettura un piacere visivo non indifferente.

Perché leggerlo: Perché mantenere alta l’attenzione del lettore così a lungo è capacità rara, e nonostante l’abbondanza dei colpi di scena la storia non prende quasi mai la piega che ci si aspetterebbe.

Edizioni consigliate: È uscito il primo volume di una nuova raccolta in brossura targata Panini Comics, siete giusto in tempo per collezionarla!

 

3) TRANSMETROPOLITAN (di Warren Ellis, Darick Robertson)

 

Spider Jerusalem
Il cinico e bastardissimo protagonista di Transmetropolitan

 

A metà tra cyberpunk e gonzo journalism, Transmetropolitan porta questo singolare connubio all’estremo, e ci consegna una storia densa di satira e humour nero. Protagonista è Spider Jerusalem, giornalista d’assalto scomodo a tutto e a tutti per via dei suoi reportage al vetriolo. Dopo cinque anni di esilio volontario sulle montagne (fuori da una non meglio identificata metropoli americana del futuro), il reporter viene richiamato dal suo editore per adempiere a obblighi contrattuali. Il rientro in città segnerà la ripresa delle ostilità: Spider da una parte, la corruzione dall’altra.

Per un intero arco narrativo il lettore può trovarsi a sorridere di gusto, osservando le malefatte del protagonista ai danni delle istituzioni cittadine e delle autorità. Il tempo per l’autore di mettere a fuoco le reali inchieste di Spider sul campo, e il sorriso si fa amaro. Nel mirino finiscono tutti, poliziotti, emittenti televisive, presidenti; neanche le presunte minoranze etniche la scampano, perché anche dietro le proteste umanitarie si celano denaro e scambi di favori.

La narrazione caustica di Warren Ellis e i disegni esagerati di Darick Robertson (persino caricaturali in momenti specifici) descrivono una realtà sopra le righe, ma mai in maniera gratuita. Quello che sta sotto la superficie delirante e politicamente scorretta ha le sue fondamenta nel nostro mondo e nella nostra politica. Le battaglie di Spider Jerusalem possono sembrare più avvincenti per amor di finzione, ma non per questo meno tragiche e angoscianti.

Perché leggerlo: Perché a distanza di due decenni è ancora un fumetto tremendamente attuale, e sotto la facciata futuristica ci racconta disagi e realtà non troppo lontane da quelle che viviamo oggi. E perché non si può fare a meno di adorare quel gran bastardo di Spider Jerusalem.

Edizioni consigliate: Transmetropolitan vol. 1-10, collana brossurati Vertigo Classic (RW Lion).

 

4) PREACHER (di Garth Ennis, Steve Dillon)

 

Preacher
Jesse e Tulip, i due protagonisti ritratti da Glenn Fabry

 

Eccoci al primo pezzo da novanta. Punta di diamante tra i titoli originali Vertigo, Preacher rientra in quella ristretta cerchia di fumetti che si è accaparrata un ampio pubblico fuori dell’ambiente di provenienza. Una delle ragioni principali è sicuramente la trama: il predicatore texano Jesse Custer viene posseduto da un’entità ultraterrena figlia di un demone e un angelo, e grazie ad essa ha il potere di farsi obbedire da qualunque essere umano. La sua già indebolita fede in Dio lo spinge a viaggiare attraverso gli Stati Uniti, per trovare l’Onnipotente in persona e pretendere spiegazioni sulle sue “mancanze”.

Garth Ennis non è uno che bada molto ai limiti. Se ci sono barriere narrative o tabù, lo scrittore irlandese li infrange senza troppi problemi, e con tutta probabilità tira fuori un bestseller. Se questo vale per The Boys, serie spregiudicata del 2006 recentemente trasposta in tv, pensate cosa dev’essere stato Preacher nel 1995: il Dio cristiano menefreghista scomparso dai radar, angeli viziati e corrotti, istituzioni clericali alla stregua di potenti cosche mafiose.

A completare l’affresco vi è l’apporto essenziale di un comparto grafico iconico come pochi. Il sodalizio col compianto Steve Dillon ai disegni (e un maestoso Glenn Fabry alle copertine) ha prodotto una serie pregna di splash page potentissime: la violenza tanto grottesca quanto spettacolare è perfettamente abbinata ai toni . Il tutto condito da dialoghi corrosivi e pungenti al punto giusto, e un parco di personaggi e comprimari a dir poco singolari.

Perché leggerlo: Perché raramente si trova un mix così riuscito di elementi tanto opposti tra loro. Il fumettista iconoclasta per eccellenza vi condurrà con nonchalance tra religione, blasfemia, amore, morte, tradimenti, amicizia e libertà. Tra un pugno nello stomaco e l’altro.

Edizioni consigliate: È in corso una ristampa di tutta la serie da parte di Panini, oppure se volete il nonplusultra potete cominciare col primo dei tre nuovi e sontuosissimi volumi absolute.

 

5) SWAMP THING (di Alan Moore, John Totleben, Stephen Bissette)

 

Swamp Thing
Una tavola di Swamp Thing, disegni di John Totleben

 

Chiudiamo questa prima tranche con un caposaldo, o evergreen è il caso di dire. Una saga che affonda le sue radici nella letteratura gotica, e si espande nella fantascienza e nel già citato weird, con una raffinatezza esemplare. (Saga of the) Swamp Thing è il fumetto che ha fatto conoscere Alan Moore nel panorama internazionale – poco prima della consacrazione con Watchmen – e di fatto è la serie che ha fatto nascere la Vertigo stessa.

Lo scienziato Alec Holland diventa la “cosa della palude” quando un’agenzia governativa lo mette a tacere facendo esplodere il suo laboratorio. Dalle paludi della Louisiana, dove lavorava a una formula chimica vegetale, fuoriesce ciò che rimane del dott. Holland: una creatura ricoperta di muschio e piante, che non si dà pace e cerca disperatamente la sua umanità perduta.
Il ciclo di Moore parte in medias res – l’autore è subentrato al ventesimo numero della seconda serie – ma a parte quanto descritto sopra non serve altro sugli antefatti, che saranno rievocati in più occasioni; dopo appena un numero lo scrittore sfodera una delle storie più evocative di quel periodo (“Lezione di anatomia“) e la qualità della serie sale vertiginosamente. Le vicende dello sfortunato protagonista si intersecano con quelle del destino e altre forze superiori, e l’intreccio ordito da Moore valica le barriere dei generi.

È quasi impossibile condensare in poche righe l’intensità emanata dai testi, o la bellezza delle tavole pittoriche realizzate da John Totleben e Stephen Bissette. Le invenzioni di Moore rivoltano il soggetto originale come un calzino e gli donano una nuova luce, gettando le basi del revisionismo . Questi 64 numeri in cui si dipana il viaggio di Swamp Thing sono considerati oggi una pietra miliare della nona arte, per come hanno elevato l’intrattenimento vecchio stampo ad apici letterari e romantici inediti.

Perché leggerlo: Perché anche se non siete a vostro agio con l’horror, l’odissea di Swamp Thing narrata da Alan Moore è un viaggio incredibile nei generi e attraverso i generi, capace di terrorizzarvi in un numero e ammaliarvi nel numero seguente.

Edizioni consigliate: L’edizione Absolute (tre eleganti volumi cartonati con cofanetto) di tutto il ciclo è una meraviglia, anche se presenta una nuova colorazione che perde un po’ di fascino rispetto all’originale. Quest’ultima tuttavia era disponibile solo su edizioni ormai fuori catalogo, pertanto non mi sento di sconsigliarvi l’acquisto. Con colori originali o moderni, Swamp Thing è una lettura imprescindibile!