Spaghetti western serviti da Franco & Ciccio

Vorrei ordinare degli spaghetti all’italiana.

Se state pensando a un piatto di pasta al sugo, fumante e ricco di ricordi, siete sulla strada sbagliata. Sto parlando, infatti, degli spaghetti western, una variante tutta italiana del genere con protagonisti cowboy, pistoleri e banditi.

 

Cosa significa spaghetti western?

Il termine fu coniato probabilmente dal giornalista spagnolo Alfonso Sánchez Martínez per indicare film low-budget prodotti in Italia tra il 1960 e il 1970, e spesso co-prodotti con Spagna e Germania. Gran parte delle produzioni erano girate tra le zone limitrofe di Roma e gli studi Elios di Cinecittà (dove si costruirono intere città modello far West) oppure in Almería (nel deserto di Tabernas), Colmenar Viejo e Hoyo de Manzanares, tra le Alpi, Nord Africa e Israele.

 

Gli spaghetti western e la rottura con Hollywood

I western all’italiana rompono in qualche modo con la tradizione hollywoodiana: eliminano l’opposizione tra bene e male creando personaggi moralmente grigi. Degli antieroi mossi dal denaro e dalla vendetta, che si discostano dagli standard socialmente condivisi di giusto e sbagliato, che compiono delle scelte scomode perché portati a farle dalle circostanze, e che inducono lo spettatore a porsi la domanda “se io fossi nei suoi panni, sarei in grado di fare la stessa cosa?”.

Pistoleri, rapinatori di banche, cacciatori di taglie, nemici crudeli e privi di scrupoli sono i personaggi principali degli spaghetti western che, tuttavia, fanno sì che il pubblico si schieri dalla parte dell’antieroe (con tutti i suoi difetti ed errori), ma che non disprezzi neanche il cattivo o i cattivi di turno.

 

Locandina del film western diretto da Sergio Leone, con protagonista Clint Eastwood, “Il buono, il brutto e il cattivo” (1966)

 

Inoltre mentre il western hollywoodiano idealizza il vecchio West (i suoi pionieri e il robusto individualismo americano), lo spaghetti western strappa questo velo ideologico, portando in primo piano la corruzione, la violenza e la disperazione del tempo influenzato dalle visioni politiche di sinistra dei cineasti.

Franco & Ciccio conquistano il cinema

In quest’orizzonte d’innovazione culturale si collocano anche due strani figuri che stravolgono ancora una volta il genere western, dandogli una nuova chiave di lettura incentrata sulla commedia e sulla parodia. Sto parlando del duo comico siciliano Francesco Benenato e Franco Ferraù, in arte Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.

Gli anni ’60 e ’70 coincidono anche con il tripudio cinematografico della coppia palermitana. I due si conoscono nel 1954 e tra risate e dissidi terminano il loro percorso insieme nel 1992 con la morte di Franco Franchi. Dal documentario Come inguaiammo il cinema italiano – la vera storia di Franco e Ciccio, regia di Ciprì e Maresco, uscito nel 2004, si apprende la storia del duo, dal loro primo incontro al Bar degli Artisti (accanto al Teatro Trianon di Palermo) all’esordio teatrale, fino al debutto cinematografico.

Nel 1959 Franco e Ciccio si presentarono al regista Mario Mattoli, durante le riprese di Appuntamento a Ischia (film che vede protagonista Domenico Modugno) e vennero provinati e scritturati per il ruolo ormai iconico dei contrabbandieri. Ma il vero successo lo ottennero nel 1962 con I due della legione che consacra le loro maschere: quella del tonto (Franco Franchi) e dello sciocco che pensa di essere intelligente (Ciccio Ingrassia).

 

Locandina del film diretto da Lucio Fulci, “I due della legione” (1962)

L’uso della parodia da parte del duo comico

La loro carriera decolla e i due interpreti riescono persino a girare, in fretta e senza sosta, tre film di seguito nell’arco di un giorno. Instancabili fanno quindi uscire anche 12/14 pellicole all’anno per un totale di ben oltre un centinaio di film interpretati in dodici anni di carriera. Si tratta di lungometraggi comici caratterizzati da velocità di esecuzione, copioni che non sono altro che canovacci, gag improvvisate dagli attori, straordinaria mimica facciale, libero sfogo alla parodia e battute pesanti.

Franco e Ciccio diventano la coppia comica italiana per eccellenza: due teatranti di strada che attraverso l’uso della parodia prendono in giro i potenti e i miti del cinema e portano sul grande schermo, in un siciliano sempre più italianato (popolare, diretto, molto comprensibile e godibile), la tragicità di un Paese affamato e proletario.

Il travestimento comico è il genere in cui si sentono più a loro agio. La comicità di Franco e Ciccio attinge dal teatro greco, ma anche dalla Sicilia dei pupi (che comunicano con il linguaggio del corpo). Deriva dalla commedia di Plauto, dalla poesia e dalle canzoni popolari, dalle carnescialate (canti di Carnevale), dalle pasquinate (aneddoti del popolo contro il potere) e da tutto il teatro popolare. La parodia dei due comici va verso il popolo e si rivolge alla parte più umile e meno colta del Paese.

 

Franco Franchi e Ciccio Ingrassia

Franco & Ciccio star dei film western

Franco e Ciccio si cimentano anche nei film western, i cui riferimenti si rifanno all’iconografia classica del genere (in particolare le pellicole di Sergio Leone) reinterpretata in chiave irriverente. Nel 1964 esce nelle sale e subito sbanca al botteghino Due mafiosi nel Far West, inaugurando un filone di successo. Seguono film che già dal titolo sono tutto un programma: Per un pugno nell’occhio (1965), I due figli di Ringo (1966), Il bello, il brutto e il cretino (1967), Ciccio perdona… io no! (1968), I nipoti di Zorro (1968) e I due figli di Trinità del 1972 (apprezzato dal duo Spencer-Hill come loro sequel alla saga di Trinità).

La trama western è ben presente, strutturata su canovacci di vicende amorose, intrighi, colpi ad effetto ed eventi paradossali, improbabili e assurdi. Il tutto condito da scazzottate, con la mimica facciale/corporea di Franco e Ciccio che mostra la loro inadeguatezza davanti ai temibili banditi. Si succedono malintesi, scambi di persone, situazioni che si rivelano tutt’altro che pericolose, ed entrano nel cuore della gente.

 

Locandina del film western diretto da Giorgio Simonelli, “Due mafiosi nel Far West” (1964)

 

La critica ieri e oggi

I critici cinematografici (così servili verso le classi dominanti) al contrario del pubblico disprezzano i film del duo, li snobbano, ritengono che la loro comicità sia squallida, priva di contenuto, ne criticano la fisicità troppo plastica che li fa somigliare a dei burattini. Li relegano alla fama di attorucoli, attribuendo ai loro film l’appellativo di cinema basso, plebeo.

Al giorno d’oggi i film di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia sono ritenuti dei veri e propri capolavori cult, rivalutati anche dalla stessa critica per versatilità attoriale dei protagonisti, per la grande fluidità della trama priva di tempi morti, per i riferimenti culturali di un certo livello e sfoggio di satira politica.

 

Locandina del film comico diretto da Aldo Grimaldi, “Franco e Ciccio sul sentiero di guerra” (1969)