Patriota: Ascesa e declino di un’icona fin troppo fragile

Patriota è senza alcun dubbio uno dei pilastri su cui si poggia la serie The Boys (ormai arrivata alla sua terza stagione), almeno per quello che la trama ci ha mostrato finora riservandogli un ruolo centrale.

Termine decisamente ironico da utilizzare quello di “pilastro”, se analizziamo l’aspetto caratteriale ed emotivo del personaggio, tutt’altro che invulnerabile al contrario del suo corpo. Uno stereotipo fallace di maschio Alfa che ama stare su un palco, neanche stesse portando avanti una campagna elettorale, o forse sì?

Perché in fondo questo mondo molto super e poco eroistico in cui lo stesso Patriota ama sguazzare sembra l’esaltazione del concetto più becero di politica: tra un sondaggio di preferenze e manifestazioni realizzate ad arte per scucire migliaia di dollari ai poveri stolti. La domanda più importante da porre però è una: perché Patriota, per quanto onnipotente al pari di un dio, palesa una tale dipendenza dal ruolo che interpreta?

 

 

Un idolo fragile nelle sue fondamenta

Sapete cos’è la sindrome dell’abbandono? Si tratta del timore opprimente di rimanere soli, manifestando stati di panico e angoscia dovuti al malevolo pensiero, ripetitivo e costante, di essere messi da parte venendo privati dell’affetto oltre che delle attenzioni.

Patriota è sicuramente il maestro indiscusso di questa deformazione caratteriale. Il personaggio giustifica in questo modo le sue azioni, che alimenta con il più malsano egocentrismo in cui beatamente si culla. Una stella che deve alimentarsi con il bagliore dei cori per non spegnersi, e poter così scintillare di ipocrisia e delirio di onnipotenza; la stessa ipocrisia impregnata di quello strato rappresentato dalla folla urlante pronta a scodinzolare a ogni suo gesto o parola per alimentare la sua leggenda.

 

Patriota
“Il mio nome è Ozymandias, re di tutti i re, ammirate, voi potenti, la mia opera e disperate! Null’altro rimane. Intorno alle rovine di quel rudere colossale, spoglie e sterminate, le piatte sabbie solitarie si estendono oltre confine.” Percy Shelley

 

Perché l’immaginaria società di The Boys è un pantano dei peggiori stereotipi, e lo stesso Patriota si dimostra guida spirituale di questa “corrente culturale”, in cui l’ostentazione del presenzialismo e del perbenismo sono i principali concetti sui cui regge questa malsana forma mentis.

Quindi bisogna capire bene quanto la sua personalità narcisistica abbia determinato lo scopo della sua esistenza.

 

Re di un guscio di noce

Come abbiamo capito, tutto ciò che vediamo di questo favoloso mondo di privilegiati è in realtà una grande bugia costruita per far abbondare il riso sulla bocca degli sciocchi. Un pavimento di vetro fragile e incrinato, che può ridursi in frantumi da un momento all’altro. Questo vale soprattutto per una figura che privata di questo sterile mondo di palloni troppo gonfiati si ritroverebbe a essere uno straordinario mediocre.

Patriota si può paragonare a un pavone troppo impegnato a celebrarsi, senza rendersi conto di essere solo una marionetta, perché la sua esistenza non è altro che una bugia dietro l’altra che fa inevitabilmente di lui un idolo di cartapesta.

 

Patriota
“Potrei vivere nel guscio di una noce e considerarmi comunque re di uno spazio infinito, se non fosse per certi cattivi sogni”. William Shakespeare

 

Questo personaggio può essere definito a tutti gli effetti un istrione, soprattutto se poniamo la lente d’ingrandimento sul suo ruolo all’interno dei 7; la sua considerazione verso gli altri membri si dimostra inversamente proporzionale ai benefici che possa trarre da loro. La parola di Patriota è legge: la decisione di estromettere un membro o inserirne uno nuovo ad esempio (si veda Annie January alias Starlight, presentata nel pilot The name of the game – Le regole del gioco).

 

The Seven

 

Una lobby supereroistica, quella in cui troneggia Patriota, che si allontana decisamente da quei fondamenti altruistici che dovrebbero incarnare i più classici paladini del bene, ma ovviamente non è questo il caso. Vanagloria e opportunismo sono due dei molteplici peccati di questa sottospecie malriuscita di supereroi da sondaggio – capeggiata dal mantello a stelle e strisce – di cui salviamo solo la povera Starlight che potremmo definire più una vittima di questo sistema marcio fino al midollo.

Robert Frost scrive che prima di costruire un muro bisognerebbe domandarsi cosa si voglia riparare e cosa escludere, ma soprattutto a chi si potrebbe arrecare danno. Un verso che descrive perfettamente Patriota in quanto sottoprodotto malriuscito della cinica multinazionale che ha tutelato la sua immagine, e giustificato le sue devianze per i corposi ricavi forniti dai 7: la Vought American.

 

Se desideri qualcosa scavalca chiunque

La prepotenza è forse l’aspetto più ridondante che contraddistingue il volubile carattere di Patriota, e che in più momenti utilizza senza il minimo brandello di esitazione pur di ottenere ciò che desidera.

Che si tratti di sacrificare persone innocenti o intimorire con le minacce chiunque non segua le sue linee guida cambia poco. A cambiare è solo il metodo per riuscire nello scopo prefissatosi. Conta la sua leadership, a cui deve adeguarsi chiunque (soprattutto gli altri 6 colleghi).

 

 

Un altro degli assi nella manica che sfrutta sono le sue doti di oratore, che spesso utilizza per arrogarsi o convincere (screditando i possibili avversari che osano sfidarlo) quella folla di seguaci pronti a strapparsi la pelle pur di una foto con lui: una dote che lui preconfeziona con sorrisi di circostanza e frasi ad effetto, neanche fossero colpi roboanti di tamburo per incitare un esercito pronto alla battaglia.

Personaggio dalle molte sfaccettature, Patriota al pari di Billy Butcher (il rozzo antagonista che ha dichiarato guerra ai super) ha una sua ben specifica evoluzione, che cammina di pari passo con la trama dello show: la caratterizzazione e il background non sono spiattellati fin da subito, ma come un piatto di alta cucina vengono fatti gustare a piccole dosi, così da esaltarne il prelibato sapore.

 

Crescere in un mondo distorto non può che deformarti

Evil is not born, it is taught (il male non è innato, si apprende) è un proverbio che mi permetto di soffiare ai saggi Jedi per sottoporre all’attenzione un aspetto di Patriota: la fragile struttura psicologica di un uomo che nella vita è sempre stato trattato come un prodotto commerciale.

Perché noi siamo, volenti o nolenti, il risultato del contesto in cui cresciamo. Neanche un essere invulnerabile come il leader dei 7 può opporsi a ciò, benché lui provi a nasconderlo con i suoi modi tronfi e la sua politica brutale dell’elefante che vuole schiacciare la formica.

 

Homelander

 

 

Quel bambino impaurito, solo e confuso non è mai maturato in realtà, al contrario è rimasto schiacciato dalla necessità costante di attenzione: un comportamento autodistruttivo che mostra più di una volta nei confronti di Madelyn Stillwell (la direttrice della Vought), regredendo a una sorta di stato infantile.

Un comportamento patologico associato alla ricerca dell’affetto di una figura genitoriale femminile, oltre che al bisogno spasmodico e pulsionale di bere il latte materno. Da un punto di vista analitico questa sua devianza decodifica lo strato più profondo del suo io, per poter riabbracciare un’infanzia perduta e crogiolarsi in essa: lo stato dell’innocenza così da giustificare ogni azione immonda.

 

Patriota

 

Come se con quel rituale lui volesse depurarsi dalla contaminazione della sua parte malvagia, autoconvincendosi di essere in realtà una vittima incompresa, un agnello che vaga in una terra di malvagi.

Se dovessimo accostarlo a un concetto, sicuramente Patriota ricorderebbe la contrapposizione dello Yin e dello Yang, in cui il suo lato oscuro della collina (Yin) lo aiuta a catalizzare l’ansia e l’angoscia liberando ogni sua frustrazione. In questo modo può ricaricarsi e continuare quello spettacolo basato, al contrario, sul lato chiaro (Yang) della collina: essere un punto di riferimento per quella massa di bifolchi che lo idolatrano, riconoscendo in lui un simbolo di forza e di speranza.

 

Io sono DECADENZA

Come abbiamo detto più volte, Patriota è la raggiante rappresentazione di questo contesto degradante, fatto di materialismo e superficialità. Questi deviati sovrumani sembrano più simili a pacchetti promozionali dei peccati capitali (forse anche per questo il numero della ristretta cerchia è di 7), avendo addirittura la faccia tosta di organizzare raduni religiosi – con tanto di battesimi privati – con l’intento di poter spillare migliaia di dollari ai polli di turno.

Tutto ha un valore nel mondo di The Boys, anche la stessa esistenza. La vita umana è etichettata con un prezzo deciso dalle mediazioni legali della Vought che, spinta dal cinico scopo d’insabbiare gli spiacevoli incidenti causati dalla comunità supereroistica, corrompe le famiglie delle vittime con somme di denaro che possano comprare il silenzio e vincolare ad accordi di riservatezza.

 

 

Motivo per il quale Hughie Campbell, disgustato da un sistema tanto cinico e disumano, dichiarerà guerra ai super unendosi alla crociata di Billy Butcher. Per poter così vendicare la fidanzata uccisa da A-Train, un membro della cricca di Patriota.

Un dominio, quello della Vought American e soci, consolidato dalla letargia della coscienza in cui il numero di adepti rappresenta la colonna portante di questo impero fondato sul perbenismo e sgargianti sorrisi patinati.

 

Conclusioni

 

Patriota

 

In sostanza potremmo definire Patriota il classico Big Jim sfornato per un mero scopo di merchandising e nulla più. La grande bugia su cui è stata fondata la sua esistenza diventerà, ironicamente, un grattacapo per gli stessi piani alti, incapaci di tenere a freno le smanie di protagonismo di un individuo troppo spesso impegnato a distruggere invece di costruire.

Con troppa foga Patriota cavalca il successo, senza un minimo di prudenza, senza tenere conto delle inevitabili ripercussioni tempestose dovute al seminare troppe folate di vento. Un luccicante Icaro moderno pronto a volare incontro allo stesso sole e sfidarlo se necessario, incurante del rischio di cadere rovinosamente perché troppo inebriato di spavalda sconsideratezza.

Decisamente un’icona fin troppo fragile questo Patriota.