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The Witcher: L’influenza dei videogiochi sulla serie Netflix

Con la fine de Il Trono di Spade il panorama delle serie tv fantasy ha perso un grande protagonista. Appare dunque scontato che una grande casa di produzione come Netflix abbia deciso di buttarsi a capofitto nella realizzazione di un serial dello stesso genere; un prodotto che potesse anche in minima parte eguagliare un simile successo. La creazione della serie tv di The Witcher è quindi tutt’altro che un fulmine a ciel sereno.

Che il creatore dei romanzi di Geralt di Rivia non sia né felice né convinto del successo del videogioco rispetto al suo libro non è un segreto. Andrzej Sapkowski lo ha chiarito in un’intervista un paio d’anni fa:

La gente mi chiede: i giochi ti hanno aiutato? Io rispondo: sì, nella stessa misura in cui io ho aiutato i giochi. Non sono stati i giochi a promuovere me: io ho promosso i giochi con il mio nome e i miei personaggi.

Petanto, che la serie tv sia basata sui suoi libri piuttosto che sulla trasposizione videoludica non è certo una gran sorpresa. Più di recente, alla domanda su quanto la serie avesse attinto dai videogiochi, la showrunner Lauren Schmidt Hissrich ha risposto “No niente, solo i libri sono stati la nostra ispirazione.” Guardando la serie viene da pensare che tale decisione sia stata mantenuta: le differenze tra la trasposizione videoludica e quella televisiva sono ben riconoscibili, sopratutto per quanto riguarda la resa di alcuni personaggi e la storia raccontata.

Ma è possibile che il videogioco non abbia influenzato neanche un po’ la serie Netflix?

Andrzej Sapkowski, autore dei romanzi di The Witcher

 

The Witcher: La trilogia videoludica

Il videogioco The Witcher nasce quando la software house CD Project Red riesce ad ottenere la licenza dell’omonimo romanzo da Sapkowski, scrittore fantasy molto famoso in Polonia. La concessione dei diritti non fu difficile da ottenere, l’autore era convinto che il gioco non potesse avere successo:

“Sono stato abbastanza stupido da vendere i diritti in toto, loro mi avevano offerto una percentuale sui loro profitti. Ho risposto: No, tanto non ci sarà nessun profitto, datemi ora tutti i miei soldi! L’intero importo. È stato davvero stupido da parte mia. Sono stato così stupido da lasciare tutto nelle loro mani perché non credevo nel loro successo. Ma chi poteva prevederlo? Io no”.

Nonostante i problemi legati allo sviluppo, i primi due capitoli ottennero fama crescente, con ottimi risultati di vendita. Il successo in seguito fu travolgente, tanto che l’allora primo ministro polacco (Donald Tusk) regalò una copia della Collector’s Edition di The Witcher 2 al presidente americano Obama.

Tuttavia fu col terzo capitolo che la serie – e lo studio di sviluppo – ebbe un vero e proprio slancio. The Witcher 3 rese Geralt un’icona del mondo fantasy e fece conoscere l’autore anche oltre i confini polacchi, soprattutto in Europa e in America. Pur prendendosi delle libertà creative, la software house polacca raggiunse il suo risultato migliore: ricreare in maniera magistrale un immaginario fantasy così complesso.

La cura nelle ambientazioni e nelle musiche sono di pregevolissima fattura, con grande attenzione ai volti e ai costumi dei vari personaggi, e una caratterizzazione unica per quanto riguarda le voci dei protagonisti, rendendoli iconografici e ben distinguibili.

 

Dai giochi allo streaming: L’adattamento di Netflix

Henry Cavill nei panni dello strigo Geralt

 

L’attenzione dedicata ai personaggi è mantenuta anche nella serie tv, e presenta molti punti d’incontro in special modo con Geralt e Yennefer. La costruzione caratteriale del nostro strigo appare molto simile in entrambe le due trasposizioni, delineando una ben specifica personalità: freddo e spesso indifferente per i sentimenti altrui, manifesta molto poco le sue emozioni; questo gli rende difficile qualsiasi rapporto con gli altri esseri umani, ciononostante riesce a costruire forti legami d’amicizia e d’amore.

Proprio nella maga Yennefer abbiamo la principale differenza con il videogioco, perché se mentre in quest’ultimo figura un profondo rapporto sentimentale con la maga Triss, nella serie – come anche nel libro – l’affetto di Geralt è solo nei confronti di Yennefer. 

La maga Yennefer, interpretata da Anya Chalotra

 

Esteticamente invece, per quanto i caratteristici occhi gialli e i capelli bianchi siano mantenuti, la struttura corporea del nostro eroe è assai diversa. Nel videogioco ha le sembianze di un uomo muscoloso ma slanciato, mentre nella serie tv risulta assai più robusto, visto e considerato la struttura fisica dell’attore che lo interpreta.

Impossibile non notare come il timbro vocale del nostro cacciatore di mostri sia stato influenzato dalla sua controparte videoludica, difatti lo stesso Henry Cavill – interprete dello strigo – ha ammesso di essersi ispirato a Doug Cockle, doppiatore di Geralt nel videogioco.

Lo stesso discorso è valevole anche per la figura di Yennefer: la fisionomia appare distante dall’estetica del videogioco, mentre risulta molto simile al livello caratteriale, sottolineando l’intelligenza la furbizia e l’egoismo del personaggio, che mal sopporta la sua condizione di sterilità, cercando – senza ottenere risultati – di porvi rimedio.

Anna Shaffer, interprete del personaggio Triss Merigold

 

Sempre dal punto di vista estetico, i due personaggi in cui riscontriamo le maggiori differenze sono senza dubbio il talentoso Jaskier e la bella Triss Merigold. Il look della maga è totalmente differente, se nel gioco sfoggia una carnagione chiara e una splendida chioma fulva – diventati simbolici per il personaggio – nella serie, invece, il personaggio è interpretato da Anna Shaffer, attrice inglese dalla pelle scura e con i capelli ricci e neri.

Joey Batey, l’attore che dà il volto a Ranuncolo

 

Vista la sua centellinata presenza è impossibile fare un paragone sul lato caratteriale, dovremo quindi aspettare la prossima stagione. Il personaggio di Jaskier/Dandelion, che nel mondo virtuale è uno stravagante damerino, funge da spalla comica per Geralt nell’adattamento televisivo. In verità ci sarebbero altri personaggi – Ciri su tutti – di cui poter discutere, tuttavia considerata la poca presenza sullo schermo, e la differenza d’età tra le due versioni, sarebbe prematuro parlarne proprio ora. 

 

Il Continente di Sapkowski sullo schermo

Le maggiori similitudini tra le due trasposizioni si possono però riscontrare nelle ambientazioni, nelle musiche e nei combattimenti. In quest’ultimi le serie spicca particolarmente, grazie ad una cura nelle movenze superiori a quelle di tante serie dello stesso genere (il combattimento con la strige del terzo episodio richiama particolarmente quello del videogioco). Un video di IGN USA mette a confronto i due scontri, sottolineando in questo modo come il gioco abbia influenzato la serie.

 

La serie Netflix si ispira spesso a stili appartenenti a epoche storiche diverse, rifacendosi sia al tardo che all’arte gotica, e pesca a piene mani dal folklore polacco e slavo. Tali suggestioni sono evidenti soprattuto nella scene al chiuso – piccole locande o stanze dei castelli – maggiormente presenti rispetto agli spazi aperti, in cui comunque si scorgono i paesaggi scozzesi, usati a loro volta come riferimenti per il videogioco.

Le musiche costituiscono probabilmente il punto di incontro più forte tra i due adattamenti, entrambi infatti si rifanno moltissimo alle melodie della musica celtica slava e polacca; fatta eccezione ovviamente per Toss A Coin To Your Witcher (Dona un soldo al tuo Witcher), canzone del bardo Ranuncolo, diventata ormai un vero e proprio tormentone.

In assenza di altri elementi da studiare, bisognerà attendere l’arrivo delle prossime stagioni per avere un quadro completo, ma è evidente come la creazione di CD Project Red abbia condizionato l’adattamento di Netflix, riuscendo a trasformare un romanzo non troppo conosciuto in vero e proprio fenomeno di massa. 

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