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His Dark Materials: La filosofia dietro i daimon

WARNING: Embargoed for publication until 00:00:01 on 18/07/2019 - Programme Name: His Dark Materials - TX: 18/07/2019 - Episode: n/a (No. n/a) - Picture Shows: Lyra (Dafne Keene) with her daemon Pantalaimon, seen here as an ermine. Lyra Belacqua (DAFNE KEEN) - (C) © Bad Wolf - Photographer: screen grab

«“Sono tutti quanti come te, tutti quanti con il loro daimon nascosto dentro?” Will li guardò, tutti e due, la ragazza magra dagli occhi chiari e il suo ratto-daimon, che adesso si era sistemato in braccio a lei, e si sentì profondamente solo”».

P. PULLMAN, La lama sottile

Se la nostra anima avesse la possibilità di staccarsi dal nostro corpo, che forma e quali caratteristiche assumerebbe? La risposta a questa domanda è il dettaglio più affascinante del mondo creato da Philip Pullman, autore della celebre trilogia His Dark Materials. La saga torna a far parlare di sé con la recente uscita dell’omonima serie tv, prodotta da BBC e HBO e ora in onda su Sky per gli spettatori italiani.

protagonisti his dark materials
Gli interpreti della serie, da sinistra: Lin-Manuel Miranda,Ruth Wilson,Dafne Keen e James McAvoy.

 

Nel mondo nato dalla penna dell’autore, un universo parallelo dal sapore quasi steampunk, ogni essere umano è affiancato da un daimon: una vera e propria manifestazione fisica della propria anima, che cammina al suo fianco con le sembianze di un animale. Tali esseri presentano caratteristiche affascinanti: cambiano forma nei bambini prima di stabilizzarsi in età adulta, assumono sembianze che ricordano l’indole del proprio padrone, e non possono allontanarsi fisicamente troppo dal proprio umano. 

Toccare il daimon di un’altra persona è un tabù inviolabile nel mondo di Pullman, un’intrusione nella sfera più intima e privata. Ermellini, gatti, tigri, lepri e tutti gli altri animali possibili popolano il mondo immaginato dall’autore, dove nessuno è mai veramente solo.

Le copertine dei libri che compongono la trilogia.

 

Come si può facilmente intuire non si tratta di semplici animali da compagnia, ma di una guida spirituale che accompagna costantemente i personaggi, e da cui nessuno può separarsi. L’idea del daimon affonda le sue radici in una lunghissima tradizione che va dal δαίμων socratico, alla figura del «doppio», fino alla ben più popolare figura dell’angelo custode. La decisione di dare a queste entità la forma di animali sembra invece essere stata ispirata dall’arte rinascimentale, dove i soggetti dei dipinti si affiancano in perfetta armonia ai loro animali da compagnia. Pur pescando a piene mani da questi filoni, la versione di Pullman se ne distacca nettamente, assumendo caratteristiche ben più originali e complesse.

«Lei e Pantalaimon sentivano i rispettivi pensieri», afferma lo scrittore in una delle prime pagine del romanzo, riferendosi a Lyra – la nostra giovane protagonista – e a Pantalaimon, il suo daimon, che spesso assume le sembianze di un candido ermellino. Ogni umano condivide pensieri ed emozioni con il proprio compagno spirituale: se soffre lui alla stesso modo soffrirà la creatura, se due umani si amano, i loro rispettivi daimon interagiranno in maniera simile e così via. Pensare che essi siano solo una cassa di risonanza delle nostre emozioni sarebbe tuttavia assai riduttivo, sono figure quasi senzienti, che nel corso del romanzo – così come nella trasposizione televisiva- esprimono pareri contrastanti e danno consigli ai loro padroni.

Il daimon incarna dunque quella parte nascosta dentro di noi, quella che spesso non vorremo ascoltare e far tacere, quella «voce della coscienza» che in questo universo alternativo perde qualsiasi connotato moralista o religioso: non è un forza divina e ultraterrena a guidarci, il vero compagno ideale dell’uomo non è altri che se stesso. Particolarmente significativo appare dunque il fatto che spesso i daimon siano del sesso opposto rispetto al proprio umano, proprio a sottolineare l’esistenza di quella parte nascosta e apparentemente contrapposta, che ci completa a tutto tondo come esseri umani.

La Signora Coulter e il suo daimon nella trasposizione televisiva.

 

Il potersi affidare a queste entità si rivela piuttosto utile ai nostri personaggi. I daimon, portando all’estremo la loro fisicità, possono spiare, infiltrarsi, o combattere tra loro. Eppure, l’esistenza di tali creature si rivela spesso essere anche una debolezza, avere la propria anima così a portata di mano significa anche fare i conti con quelle parti della propria personalità celate nel profondo. Emblematico è il caso di Marisa Coulter – interpretata magistralmente nella serie da Ruth Wilson – una donna raffinata, elegante e carismatica, che ha però come daimon uno scimmiotto dorato, ostile e inquietante, che altri non è che un segno della sua vera personalità.

«Quando il tuo daimon si stabilizzerà, tu saprai che tipo di persona sei» rivela un personaggio secondario a Lyra, ma siamo proprio sicuri che conoscere veramente se stessi sia così piacevole? Come abbiamo già accennato, gli animali che incarnano i daimon non sono scelti a caso: l’austero e affascinante Lord Asriel vede la sua anima riflessa in un elegante leopardo delle nevi, mentre chi lavora nella servitù ha spesso un daimon in forma di cane al proprio fianco.

Chi vorrebbe un animale piccolo e insignificante a ricordare al mondo la propria personalità piuttosto banale? Il rapporto daimon-umano è una rilettura in chiave fantastica del conflittuale rapporto con se stessi. In un’altra scena della serie, piuttosto paradigmatica, vediamo la signora Coulter colpire con furia lo scimmiotto, ovvero colpire in un certo senso se stessa. In questa immagine non possiamo non leggere un atteggiamento che in fondo accomuna tutti, quel rivoltarsi a volte contro le proprie scelte e i propri errori.

Lyra e il suo daimon Pantalaimon

 

La mutevolezza dei giovani daimon è un altro simbolo ancora, che incarna l’irrequietezza e il potenziale dell’infanzia, che trova poi il suo compimento nell’età adulta, quando si prendono le vesti di un unico solo animale, diventando maturi ma anche maledettamente immobili. L’anima per Pullman non è dunque qualcosa di immutabile, si plasma nel tempo ,facendo tesoro delle nostre esperienze e del nostro percorso personale.

«Queste oscure materie» è erroneamente definita una serie per ragazzi, come si intuisce le tematiche affrontate si prestano a molteplici chiavi di lettura, forse ostiche a lettori troppo giovani. Quando chiuderete l’ultima pagina del romanzo – che vi invitiamo caldamente a iniziare-  vi ritroverete di nuovo nel nostro mondo, di nuovo soli con voi stessi, e non potrete non chiedervi ,curiosi o forse in fondo sollevati di non saperlo, che forma avrebbe assunto la vostra di anima.

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