Circa i Valar, nel Silmarillion si legge che “In principio Eru, l’Unico, che nella lingua elfica è chiamato Ilúvatar, creò gli Ainur dal proprio pensiero […]” ed è così che inizia la storia delle Potenze di Arda. L’articolo si pone l’obiettivo di raccogliere le informazioni letterarie e filologiche intorno alle figure più misteriose, importanti e cariche di simbologia delle opere di Tolkien. Come è stato fatto in precedenza con il Bestiario dello stesso, si passeranno in rassegna i Signori e le Signore di Valinor, dopo di che questi saranno approfonditi nel loro senso globale.

Indice
ToggleChi sono i Valar
Gli Spiriti generati da Eru parteciparono alla creazione del Mondo, in attesa della venuta dei Figli di Eru stesso, gli Eruhíni. Alcuni degli Ainur, Valar e Maiar, discesero in Arda e vi dimorarono in armonia; altri portarono distruzione e vennero banditi nel Nulla.
“I Signori dei Valar sono sette; e anche le Valier, le Regine dei Valar, sono sette […] Ecco, nel debito ordine, [l’elenco] dei Signori [e delle Signore]”.
Alcune delle illustrazioni che seguono sono tratte dal meraviglioso libro Gemme di Luce L’Artbook dei Tempi Antichi del Tea Project Studio, composto da Giovanni Calore, Cristiano Marchesi e Luca Trentin, e pubblicato da Eterea Edizioni
Manwë
Il più potente fra gli Ainur e il più caro a Ilúvatar, è l’unico in grado di comprenderne i disegni, beandosi del vento e delle nuvole, delle regioni dell’aria e delle altezze, delle profondità e dei confini estremi.
Il suo soprannome è Súlimo, Signore del Respiro di Arda, e a lui rispondono tutti gli uccelli che, al suo comando, vanno e vengono. Con lui dimora Varda.
Varda

La Signora delle Stelle conosce tutte le regioni di Eä; bellissima, risplende così tanto della luce di Ilúvatar che agli Uomini e agli Elfi “ogne lingua deven tremando muta”. Assieme a Manwë, dimora sull’Oiolossë, “la torre più elevata del Taniquetil, la più alta di tutte le montagne della Terra”.
Varda percepisce tutte le voci che chiamano, anche quelle provenienti dai luoghi oscuri creati da Melkor, conosciuto e respinto prima della musica degli Ainur. È chiamata Elbereth dagli Elfi, quando questi ne invocano il nome, innalzando canti alle stelle.
Ulmo

Ulmo è il Signore delle Acque e, per tale, non dimora in alcun luogo, ma vive nelle profondità della Terra, al di sopra e al di sotto, dominando i mari, i laghi, i fiumi, le sorgenti e le fonti tutte. In esso è racchiuso il pensiero di Arda, essendone secondo in potenza dopo Manwë.
A differenza degli altri, non ama rivestirsi di un corpo e, quando emerge dal mare, lo fa “come un’onda montante che si avventa sulla terra, con in capo un elmo scuro crestato di schiuma e rivestito di una cotta che scintillava dall’argento alle tonalità del verde”.
Aulë

Di poco inferiore a Ulmo, il suo potere si estende su tutto ciò di cui è fatta Arda e, ad esso si deve il suo modellamento. È considerato il fabbro per eccellenza, creatore di tutte le gemme “che giacciono nel profondo della Terra” e dei Nani.
Maestro dei Noldor e abile quanto Melkor nella creazione, da questi prese le distanze restando fedele a Eru e sottoponendo alla sua volontà tutto ciò che fece.
Yavanna
Sposa di Aulë, è la Dispensatrice di Frutti che ama tutte le cose che crescono sulla terra e ne rimembra le forme. Alta e vestita del colore dell’erba, a volte l’hanno vista come un albero sotto il sole, con i rami stillanti rugiada con la quale abbeverava la terra che si faceva verde.
Soprannominata Kementári dagli Eldar, è una delle Valier a cui si deve più devozione, per aver creato quanto presente su Arda.
Mandos

Il suo vero nome è Námo, ma è ricordato dal luogo in cui dimora nella parte occidentale di Valinor ed è il Custode delle Case dei Morti, dove convoca i massacrati. Conosce ciò che avverrà, tranne quello che è nella mente di Eru Ilúvatar.
Da Giudice dei Valar, emette sentenze soltanto al cospetto e al comando di Manwë.
Vairë
La Tessitrice è la sposa di Mandos, colei che intreccia le cose accadute nel Tempo e ne tappezza Mandos intera, ingrandendola mentre passano le ere.
Lórien
Il suo vero nome è Irmo ma, come il fratello Námo, prende l’epiteto dal luogo in cui risiede, i giardini più belli del mondo, affollati da molti spiriti, quelli di Lórien.
Ëste
Ëste la gentile è la sposa di Irmo e ha il potere di guarire dalle ferite e dalla stanchezza, infatti, il suo dono più grande è il riposo.
Nienna
Nienna è sorella dei Fëanturi e vive da sola, immersa nel dolore e nel pianto “per ogni ferita che Arda ha sofferto a causa dei guasti di Melkor”. Chi la ascolta impara ad essere pietoso e colmo di speranza.
Quando Melkor guastò Arda, il suo canto si tramutò in lamento e il suo gemere si intrecciò alle cose del Mondo ancor prima che questo venne creato. Spesso si reca nelle aule di Mandos, consolando chi è in attesa e mutando il dolore in sapienza e forza di spirito.
Tulkas
Astaldo il Valoroso è l’ultimo giunto in Arda, per aiutare i Valar nella lotta contro Melkor. Abile e instancabile nella corsa, non necessita di un cavallo perché può superarlo in velocità.
La sua barba e i suoi capelli sono dorati, le sue armi sono le mani e la sua pelle è rosea. Non si cura di ciò che è stato e ciò che sarà, ma è un buon amico.
Nessa
Sposa di Tulkas e sorella di Oromë, ama i daini che la seguono come in un corteo quando ella va per le foreste e corre veloce come una freccia.
Oromë
Oromë giunse per ultimo a Valinor, dopo aver lasciato la Terra di Mezzo ed è il più spaventoso di tutti per la collera che lo caratterizza. Ama cacciare mostri e bestie e si diletta di cani.
Per essere così vicino alla natura è detto Aldaron o Tauron dai Sindar, cioè, Signore delle Foreste; il suo cavallo è Nahar, Valaróma il suo grande corno.
Vána
La Sempregiovane è la sposa di Oromë, nonché sorella minore di Yavanna, al cui passaggio e sguardo sbocciano i fiori e cantano gli uccelli.
Un posto speciale per Melkor

La storia di Melkor merita un discorso a sé, per quello che è stato ma, soprattutto, per ciò che ha fatto. Dalla lettura dell’Ainulindalë e del Valaquenta è possibile ricostruire l’inizio della sua storia.
Al tempo della grande musica, mentre i figli di Eru eseguivano i loro temi alla perfezione, sì percepì una dissonanza provenire da Melkor, nel cui cuore ”[…] sorse l’idea di interpolare motivi di propria immaginazione che non erano in accordo con il tema di Ilúvatar“. In questo modo, pensava di accrescere la sua potenza e la sua gloria, superando il suo creatore.
Mentre i Valar erano impegnati nella creazione di Arda, Melkor si intrometteva in tutto accendendo grandi fuochi e costruendo, piano piano, il suo regno. Seguirono molte battaglie, alla fine delle quali Melkor veniva puntualmente respinto, dunque questi rivolse la sua attenzione sia agli Elfi che agli Uomini, vedendo in loro sudditi e servi e bramando di essere chiamato Signore e dominare la volontà di tutti.
“Colui che si leva in Possanza” cominciò ad esser chiamato Morgoth, l’Oscuro Nemico del Mondo dai Noldor che, fra tutti, soffrirono maggiormente la sua malvagità. La sua opera crudele iniziò dalla perversione della Luce e, accortosi di non poterla possedere, riempì il mondo di terrore e buio.
Perseverando nel suo obiettivo, corruppe molti Maiar, servitori e aiutanti dei Valar giunti su Arda in un secondo momento, che gli rimasero fedeli anche oltre la sua caduta. Si circondò di spiriti, i più potenti del quali furono i Valaraukar, flagelli di fuoco meglio conosciuti come Balrog.
Pose al suo servizio il Maia di Aulë, Sauron ovvero Gorthaur il Crudele.
Genesi e Cosmogonia nel Silmarillion

Della nascita dei Valar e della creazione di Arda ce ne parla direttamente Tolkien in una lettera a Milton Waldman del 1951, indicando i primi come potenze Angeliche, ognuno delle quali esercita un potere relegato alla propria autorità e sfera di competenza. La loro caratteristica è che non sono in grado di creare, fare o rifare, ma possono solo dominare e governare; il primo compito spetta esclusivamente a Eru Ilúvatar.
In tal modo, l’epiteto divini è dato loro perché originariamente furono esterni, esseri esistenti prima che tutto venisse creato, ma dotati di una conoscenza limitata. Perciò la partecipazione al dramma della creazione fu incompleta perché il loro creatore non aveva rivelato tutto. Ad esempio, uno dei principali segreti riguardò la creazione dei Figli di Dio che sarebbero giunti in un momento stabilito da Eru, ma ignorato dai Valar; stiamo parlando degli Elfi Primogeniti e dei Successivi Uomini.
Circa la cosmogonia è ancora Tolkien a parlarcene nella suddetta lettera e a porre al centro di tutto la caduta; questa, per i cristiani, è rappresentata principalmente da Lucifero l’angelo più bello di Dio che, bramandone il potere, venne scagliato fin nel cuore dell’inferno.
Non di meno, ciò che succede nel Silmarillion si allontana dalla vicenda, ma la caduta qui si allarga alla storia prima che questa diventi storica. Infatti, dalla caduta di Melkor si passa immediatamente alla caduta della “stirpe elfica più talentuosa” e del suo esilio da Valinor, con conseguente reingresso nella Terra di Mezzo, assoggettata ormai al nemico.
In tale vicenda, un ruolo fondamentale è rivestito da Fëanor, il principale artigiano degli Elfi, che aveva catturato la Luce di Valinor nei Silmaril prima che Telperion e Laurelin venissero uccisi. Ma questa è un’altra storia che approfondiremo in un altro momento.
Il significato intrinseco dei Valar
I Valar, sette Signori e sette Signore, vivono nel simbolo e sono fatti di simbolo a partire dalla numerologia; il numero sette è ricorrente nella vita di tutti noi, dai giorni della settimana, alle note musicali (sull’importanza della Musica si tornerà successivamente), dai vizi alle virtù, passando per i sette Sacramenti.
Principalmente conosciuto per la tradizione giudaico-cristiana, si ignora, probabilmente, che il numero fu ereditato dalla cultura mesopotamica ed è rintracciabile anche in quella musulmana. Tracce di tale numerologia si ravvisano anche nel folklore europeo (sette erano i fantasmi del corteo delle anime). Che attinga da una cultura o da un’altra, è indubbio che il numero sette viva una stretta relazione con Dio e che sia il principale mezzo con cui comunichi messaggi agli uomini (si pensi all’Apocalisse).
Ripercorriamo ora l’elenco dei principali Valar e Valier, ragionando sul loro significato simbolico.
Manwë: particolare il richiamo alle fiabe, in cui chi ha la capacità di capire e parlare con gli uccelli è considerato qualcosa di altro, dotato di poteri straordinari, quasi anormali. La sua figura ha tanto in comune con Bobo, il protagonista di una classica fiaba italiana, e con San Francesco; tutti e tre vivono una stretta relazione con Dio che li pone quasi sul suo stesso piano;
Varda: inseparabile dal primo, rappresenterebbe la figura particolarmente simbolica dell’androgino, studiata tanto in esoterismo quanto in psicanalisi. La sessualità doppia era considerata il prodotto alchemico (e negativo) di complessi procedimenti. Inoltre, secondo il Simposio di Platone, l’ermafroditismo attingeva vitalità dalla Luna (il sesso maschile dal sole, quello femminile dalla terra) ed era temibile per vigore e forza. Scaturiva da qui la presunzione di combattere gli dèi;
Ulmo: che l’acqua, nelle diverse culture, abbia mantenuto inalterato il suo potere salvifico e purificatore, è un dato di fatto, che in Ulmo si colleghi ancora alla sessualità e alla Musica, un po’ meno. Nel Silmarillion si legge che, quando risaliva le insenature per approdare sulla terra, intonava musica con i suoi Ulumúri, grandi corni forgiati da conchiglie bianche. Simbolicamente il corno e la conchiglia rappresentano l’essere maschile e femminile e, in questo caso, generano la musica, armoniosa come lo scorrere dell’acqua;
Aulë: nella mitologia nordica, il forgiatore vive in stretta relazione con il Creatore perché “trarre la materia lavorando il fuoco costituisce un’immagine simbolica di grande effetto” che evidenzia le capacità di concretare ciò che agli altri è negato;
Yavanna: anche la Valia, simile a una fata, è vicina alla simbologia nordica già nel nome (fata – incantevole figura femminile […] dotata di poteri magici e generalmente benefici);
I Fëanturi: Námo, Irmo e Nienna sono Signori degli Spiriti e fratelli tra loro. Námo è una figura escatologica, laddove per escatologia si intende la fine delle vicende umane; Irmo ha caratteri sciamanici positivi, custodendo un tipo di “conoscenza che può essere elargita agli altri in una interminabile ricerca di armonia tra le genti e i luoghi”. Nienna è simbolo di misericordia ed emblema del dolore;
Tulkas: l’eroe per eccellenza si pone all’origine del mito e, quindi della storia, nascendo dalla Luce e vincendo l’Ombra. Psicanaliticamente, la sua figura esprime la crescita spirituale e psichica, perché l’eroe prende coscienza del suo potere e impara a gestirlo;
Oromë: rimanda chiaramente al Signore che guidava la caccia selvaggia, Wotan. Al suono del suo corno, addestrava le genti e le sue bestie a inseguire Melkor.
Il ruolo della Musica nella Creazione
Che la musica rivesta un ruolo importante per Tolkien, come intrattenimento e modo per allontanare l’Ombra, è indiscusso. Con gli Ainur, però, diventa parte integrante della creazione: Eru Ilúvatar affida loro dei temi musicali che si intrecciano in polifonie armoniose di matrice medievale (si rammenti che, durante il rituale ecclesiale, un solo errore aveva la capacità di annullare l’intera celebrazione – cfr. dissonanza di Melkor).
Inoltre, che la Musica viva di creazione è dimostrato dal parallelismo tra la struttura delle note (ogni sette si verifica il passaggio da un’ottava a quella superiore) e quella della tavola periodica (ogni sette atomi, con l’ottavo si passa a un livello di energia superiore).
Questa combinazione, voluta o meno, di influenze confluisce nell’Ainulindalë, una delle più antiche leggende della Terra di Mezzo, redatta dal Noldo Rúmil di Tirion. L’Ainulindalë era Grande Musica per gli Ainur ed espressione dell’ordine divino di Eru Ilúvatar.
Tra cristianesimo e paganesimo

Da dove nasce l’idea di Eru e dei Valar? Quanto cristianesimo e paganesimo si influenzano a vicenda nella loro ideazione?
Per alcune caratteristiche, è ovvio che Tolkien si sia rifatto alla mitologia nordica e greca per delinearne le figure, più precise riguardo ai maschi che al pantheon femminile: Manwë è assimilabile a Odino o Zeus (escludendo la componente violenta dei due), Ulmo a Poseidone, Aulë a Efesto, i tre Fëanturi a un Ade meno malvagio, a Morfeo e a Clementia, Tulkas a Thor (ma non ad Ercole perché non ha compiti cui assolvere), Oromë ad Apollo; Varda e Yavanna rispettivamente a una plausibile Selene e Demetra o Freja, Ëste è una guaritrice, mentre Vairë rimanda alle Moire o alle Norne, Vána a Persefone e Nessa ad Atalanta.
Tuttavia, un’influenza importante è rappresentata dalla tradizione giudaico-cristiana (si faccia riferimento a quanto detto sulla caduta e su Melkor) ma, a differenza di quanto si pensi, l’opera tolkieniana ne prende anche le distanze, mediante piccole differenze. Ad esempio, come analizzato da Claudio Antonio Testi in Santi pagani nella Terra di Mezzo di Tolkien (Edizioni Studio Domenicano), se in una il Male si manifesta dopo la Creazione, nell’altra Esso si muove già con Musica degli Ainur, camminando parallelamente alla nascita di Eä.
Ciò renderebbe la Terra di Mezzo un nuovo mondo pagano di matrice monoteistica che, solo per alcuni versi, richiama il cristianesimo, senza diventare sua allegoria. Interessante anche notare come il cristianesimo tirerebbe in causa la filosofia socratica-platonica nel momento in cui Tolkien spinga ”al massimo il potere conoscitivo della sub-creazione” tramite ragionamento e non con verità rivelate.
In quest’ottica, l’opera tolkieniana verrebbe liberata dalla lettura (più diffusa) allegorica della cristianità; Testi non ne nega il legame, ma vuole dimostrare che nella sub-creazione coesistono le matrici pagane e cristiane, senza che le seconde neghino le prime, ma che trasformino alcune sue peculiarità in virtù.
È vero che, nella Lettera 142, Tolkien scrive che Il Signore degli Anelli è un’opera fondamentalmente religiosa e cattolica, ma è anche vero che tale asserzione potrebbe essere letta in chiave non confessionale, ma filosofica; escludere la religione vissuta è quello che permette all’autore di prendere esseri al grado zero e metterli davanti a grandi problemi, privi di fede e rivelazioni, aiutati solo dalla loro intelligenza critica ed emotiva.
Alla base della Creazione, dunque, il cristianesimo non esclude il paganesimo dallo stato della grazia e salvezza, ma lo pone sul piano in cui possa realizzarsi con esso.
Là, dove ci porta il viaggio
La dissertazione qui condotta ha ritratto i Valar come figure divine di un universo fantasy complesso, ma definito in ogni dettaglio, e come vero e proprio crocevia della mitologia. Con loro, l’eco del pantheon olimpico si è fusa con la grandiosità degli Æsir e si è avviluppata alle radici profonde del cristianesimo.
I Valar hanno rivelato, in tal modo, diverse sfaccettature del sacro e incarnato la continua ricerca umana di significato nel cosmo; che li si consideri forze naturali, pagane o riflessi di un’unica volontà divina, Tolkien ci pone davanti agli interrogativi sul bene e sul male, sulla creazione e sulla distruzione, nonché sul libero arbitrio e sul destino.
Ciò ci porta a un’unica conclusione: i Valar non sono solo divinità, ma lo specchio in cui l’uomo cerca il proprio legame con la trascendenza, era dopo era.