In un tempo in cui la fantascienza si giocava tra le meraviglie tecnologiche di Jules Verne e le inquietudini sociali di H.G. Wells, Aleksandr Romanovič Beljaev – considerato il padre della fantascienza sovietica – firmava nel 1929 Il venditore d’aria (Продавец воздуха), un romanzo breve e visionario che, a distanza di quasi un secolo, si rivela più attuale che mai. Il libro è un esempio emblematico di fantascienza classica dal respiro politico, che fonde scienza, ideologia e avventura in una narrazione che sembra, in certi passaggi, anticipare le grandi distopie moderne (da Orwell a Ballard), ma con un piglio che richiama anche il gusto spy fiction dei romanzi di James Bond.
Ambientato nei ghiacci eterni della Jakuzia (Siberia dell’est, l’area con l’inverno più rigido e con le temperature medie invernali più basse del pianeta dopo l’Antartide), il romanzo prende avvio da una premessa tanto semplice quanto inquietante: e se anche l’aria diventasse una merce? E se qualcuno, armato di tecnologia e avidità, decidesse di svuotare l’atmosfera terrestre per venderla al miglior offerente?
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Pubblicato nel 1929, Il venditore d’aria (titolo originale Prodavets vosducha) scritto dal celebre scrittore russo Aleksandr Beljaev è ambientato nella sperduta regione della Jakuzia. Lì lo scienziato e meteorologo Georgij Petrovič Klimenko, insieme all’esperta guida jakuta Nicola, viene inviato per studiare i cambiamenti nelle correnti d’aria osservati di recente. Tuttavia, quando un vento della forza di un urgano li farà precipitare entrambi nel cratere di un vulcano, scopriranno qualcosa che va oltre ogni loro immaginazione.
Scritto con lo stesso spirito delle grandi avventure scientifiche e geografiche di Verne e H.G. Wells, Il venditore d’aria – insieme a L’uomo anfibio e a Elephas Sapiens – è tra le opere più famose e significative di Beljaev, uno dei massimi autori di fantascienza sovietica.
“Lo sfruttamento del territorio, la sua devastazione e l’abbandono sono elementi oggi sotto gli occhi di tutti. La stessa vita sulla Terra è sacrificabile se è d’intralcio all’arricchimento più sfrenato. Il monito ecologista collegato alla critica dell’ideologia capitalista è forse l’elemento più rilevante per una lettura contemporanea de Il venditore d’aria, specialmente al giorno d’oggi in cui spopola la coscienza verde di maniera e l’idea, perdente senza appello, di una riforma del capitalismo.” Dalla prefazione di Domenico Gallo.

Tra Jules Verne, James Bond e la distopia ecologica sovietica
Il protagonista è Georgij Klimenko, meteorologo sovietico che indaga su misteriose perturbazioni atmosferiche. Nella sua spedizione scopre una base segreta nascosta in un cratere vulcanico dove Bayley, un magnate inglese, ha realizzato un impianto capace di sottrarre l’aria all’atmosfera, liquefarla e comprimerla in sfere ghiacciate per poi venderla. Una forma estrema di capitalismo che minaccia la sopravvivenza del pianeta.
Con l’aiuto di Eleonora, chiamata affettuosamente Nora (figlia di Engelbrecht, scienziato svedese tenuto prigioniero da Bayley), e del cacciatore jakuta Nicola, Klimenko tenterà di fermare la catastrofe.
Tra scienza, ideologia e critica sociale
Come Verne, Beljaev costruisce una macchina narrativa attorno a un’idea scientifica affascinante; come Wells, ne esplora le implicazioni sociali e morali. Ma a differenza di entrambi, inserisce la sua riflessione nel contesto ideologico della Russia post-rivoluzionaria: la scienza non è neutrale, ma deve servire il bene collettivo. E se cade nelle mani sbagliate – nel mondo del profitto, del dominio individuale – diventa strumento di distruzione.
L’opera è chiaramente ideologica e figlia della sua epoca: Klimenko è l’eroe sovietico positivo, Bayley il capitalista decadente, spietato, straniero. Eppure il romanzo riesce a superare il didascalismo grazie alla forza della sua visione e alla potenza simbolica del tema: trasformare l’aria, elemento vitale e universale, in un bene di lusso.
Bayley: un cattivo da film
Bayley è senza dubbio uno dei punti forti del romanzo. La sua figura richiama gli antagonisti megalomani dei film di 007: vive isolato, controlla una base ipertecnologica, ha un piano globale e una visione distorta del potere. Ma dietro l’estetica da spy story si nasconde un’allusione concreta: Bayley è il volto del capitalismo imperiale, capace di ridurre anche la vita stessa a oggetto di commercio.
La sua sconfitta, spettacolare e tragica, è tanto narrativa quanto ideologica: l’Occidente viene schiacciato dalla sua stessa logica predatoria.

Visione distopica ante litteram
Nonostante la sua brevità, Il venditore d’aria anticipa molte delle ansie che animeranno la narrativa distopica del secondo Novecento: lo sfruttamento delle risorse naturali, la privatizzazione dei beni comuni, la disparità sociale portata agli estremi. È una distopia ecologica mascherata da romanzo d’avventura. Una critica profetica al mondo che stava per nascere.
Lo stile di Beljaev è essenziale, diretto, spesso al servizio della tesi. Non c’è spazio per introspezioni complesse: i personaggi sono funzioni ideologiche più che esseri umani. Questo può apparire limitante, ma è coerente con l’intento dell’autore: Il venditore d’aria è un romanzo di idee, non di forti e struggenti emozioni.
La narrazione è rapida, lineare, con un crescendo finale che unisce fantascienza, azione e suspense, fino a un climax degno di un film.
Un romanzo breve attuale
Il venditore d’aria è un piccolo classico da riscoprire, non solo per il suo valore storico nella fantascienza russa, ma per l’attualità del suo messaggio. È un romanzo che unisce il fascino della speculazione scientifica, la tensione dell’avventura e la forza polemica della satira sociale. Una lettura agile, ma tutt’altro che superficiale.

Aleksandr Romanovič Beljaev e Future Fiction
Aleksandr Romanovič Beljaev (1884-1942) è considerato uno dei padri fondatori della fantascienza russa e sovietica. Nato a Smolensk da una famiglia religiosa, frequenta inizialmente il seminario ortodosso, ma abbandona presto la fede per dedicarsi agli studi giuridici e, successivamente, alla scrittura. Dopo una grave malattia che lo costringe a letto per sei anni, trova nella lettura di Jules Verne e nelle teorie di Konstantin Ciolkovskij l’ispirazione per la sua opera letteraria.
Beljaev è un autore prolifico e visionario: tra romanzi e racconti brevi, scrive più di cinquanta opere che spaziano tra scienza, avventura, filosofia e impegno sociale. Non a caso viene spesso definito il Jules Verne russo per la sua capacità di coniugare rigore scientifico e immaginazione narrativa. Le sue storie trattano di esperimenti medici, esseri umani modificati, esplorazioni spaziali e innovazioni tecnologiche che anticipano in modo sorprendente questioni ancora oggi attuali.
Autore profondamente influenzato dal clima politico del suo tempo, Beljaev aderisce idealmente ai valori del socialismo nascente. Molti suoi racconti riflettono la fiducia nel progresso scientifico come strumento di emancipazione collettiva, contrapponendo l’eroe sovietico ai mali del capitalismo industriale. Ne Il venditore d’aria, ad esempio, denuncia la mercificazione di risorse vitali come l’ossigeno da parte di élite finanziarie, offrendo una chiara allegoria dell’imperialismo economico e delle disuguaglianze ambientali.

La sensibilità ecologista è una delle componenti più moderne e attuali della sua narrativa. Ben prima che le tematiche ambientali entrassero nel dibattito pubblico, Beljaev metteva in guardia contro il rischio di un futuro dominato dalla privatizzazione della natura e dall’uso predatorio delle tecnologie. Le sue opere anticipano non solo i dilemmi etici legati alla scienza, ma anche le distopie climatiche oggi al centro del dibattito globale.
Tra i suoi romanzi più celebri ricordiamo La testa del professor Dowell (da cui è tratto film Il testamento del professor Dowell del 1984), L’uomo anfibio (da cui è tratto l’omonimo film del 1962) e Elephas Sapiens. In tutti emerge una visione della scienza non neutrale, ma profondamente politica: può diventare strumento di liberazione o di oppressione, a seconda di chi la controlla.
Aleksandr Beljaev morì durante il periodo dell’assedio di Leningrado, a Puškin nel 1942, in condizioni di estrema povertà. La sua eredità letteraria, tuttavia, continua a influenzare generazioni di lettori, scienziati e autori di fantascienza. Le sue storie restano oggi più che mai attuali, in un’epoca in cui temi come tecnologia, ambiente e giustizia sociale sono profondamente intrecciati.
Future Fiction è una casa editrice italiana fondata nel 2014, specializzata in fantascienza e fantasy. Si propone di promuovere opere di autori italiani e internazionali, con un focus su tematiche moderne come tecnologia e questioni sociali. Il catalogo include romanzi e antologie di autori affermati ed emergenti.
Informazioni sul libro
Il venditore d’aria
Aleksandr Romanovič Beljaev (traduzione di Stefano Bertoletti)
Future Fiction, 2023
Copertina flessibile / Ebook, 166 pp. – 17,00 € / 5,00 €
ISBN: 9788832077841
La copia digitale del romanzo ci è stata gentilmente donata dalla casa editrice